Abbiamo un tesoro in vasi d’argilla. La famosa metafora paolina ben si addice per descrivere la realtà delle scuole Fism: custodi di una preziosa visione della persona e dell’educazione, dentro organizzazioni piccole e fragili. La bella visione pedagogica che le scuole dell’infanzia della Fism coltivano e promuovono, infatti, è esposta a tutta la fragilità che l’essere piccole istituzioni di comunità comporta.
La storia spesso più che secolare di molte delle nostre scuole da un lato le rende forti come le querce, perché radicate in profondità nel tessuto del territorio nel quale sono nate e del quale vivono, ma dall’altro le rende fragili come questi alberi quando restano da soli in mezzo a una distesa aperta. Solo insieme, facendosi foresta, le nostre scuole possono sopravvivere e vivere continuando a proporre la buona notizia della vita piena ispirata al Vangelo. Stare insieme: traduzione letterale della parola di origine greca Sistema. “Fare sistema” è una parola chiave per l’educare oggi. E se questo vale per le nostre piccole scuole Fism, vale anche per ogni agenzia educativa, oggi più che mai consapevole che per educare un bambino serve un intero villaggio, cioè un legame forte di alleanza tra le piccole comunità (famiglie, parrocchie, comuni, società civile) che insieme promuovono la ricerca del bene per i più piccoli. Fare sistema, syn-stenai, non è però un’azione statica: è piuttosto un cammino che si percorre insieme, cioè un sinodo, dal greco syn-odos.
Fare sistema è stata la parola chiave di tutto il Congresso che la Fism ha da poco celebrato per rinnovare le sue cariche istituzionali e per lanciare un nuovo progetto d’azione a tutti i piani, gestionale, politico e pedagogico. Fare sistema diventa quindi il metodo (meth-odos), il cammino da percorrere insieme che ci accompagna alla meta del custodire, promuovere e sostenere il tesoro prezioso della buona novella dell’educazione.
Perché fare sistema? La sapienza popolare ci ricorda che l’unione fa la forza, e la storia ci insegna che molte delle scuole Fism, che fino a 50 anni fa erano quasi le uniche scuole materne del territorio nazionale, hanno chiuso i battenti perché incapaci di resistere di fronte all’istituzione della scuola materna statale, forte di una rete nazionale governata direttamente dal Ministero dell’Istruzione. Anche se il mero dato storico costituisce una motivazione lapalissiana convincente, la necessità di fare sistema non è però solo legata a una questione di sopravvivenza: è legata soprattutto a una questione di principio. La complessità del fare scuola oggi, così come la complessità dell’educare in questa contemporaneità, richiedono energie di pensiero e di azione troppo impegnative per essere svolte da soli.
Fare scuola richiede di saper leggere la complessità del tempo presente, di elaborare e rielaborare continuamente un pensiero pedagogico coerente e generativo e di mettere in campo azioni progettuali e organizzative capaci di rispondere alle sfide emergenti. La cultura pedagogica propone che ogni buon gesto educativo richieda di seguire tre direzioni: ricercare, riflettere, agire. Ricercare, cioè continuare a interrogarsi sulla realtà mutevole dei bambini, delle famiglie, della cultura e delle culture che la modernità liquida e globalizzata del nostro tempo continuamente ci propone, adottando quello sguardo tipico dei bambini, i quali continuano a chiedersi “perché?”. Riflettere, cioè elaborare sapienza pedagogica facendo in modo che le nostre non siano risposte immediate, sull’onda delle mode o meramente tecniche, ma fondate su una grande visione dell’educazione; una visione che però non resta astratta, ma sa dialogare e rispondere alle sfide di questo presente. Agire, perché la pedagogia è un sapere prassico, che deve orientare scelte operative concrete per far fiorire i bambini, le famiglie, le comunità e le scuole intere.
Ricercare, riflettere e agire sono posture che, se agite insieme, sono certamente più ricche, complete, efficaci. Se agite insieme, facendo sistema, diventano anche parte strutturante del sistema stesso e allora sprigionano tutta la loro forza propulsiva. Fare sistema è anche faticoso, non lo si può negare. Significa assaporare la fatica del dialogo, dell’ascolto dell’altro, della rinuncia a qualcosa di sé per accogliere qualcosa dell’altro. Ma è anche straordinariamente arricchente. Lo chiediamo ogni giorno ai bambini che crescono con noi, quando agiamo perché escano dall’egocentrismo o dal narcisismo che caratterizza tanto la loro età psicologica quanto la nostra società odierna. E se è vero per i bambini deve valere anche per le scuole. E, comunque, camminare insieme è anche sempre più bello che non farlo da soli.
Marco Ubbiali
Avvenire, 3 dicembre 2019