Un programma obbligatorio di “relationship education” (educazione relazionale) in tutte le scuole elementari britanniche, ovvero per i bambini tra i quattro e gli undici anni, potrebbe cominciare già il prossimo settembre. Il contenuto non è stato ancora definito. Ma il timore è che queste lezioni possano occuparsi anche di omosessualità e identità transgender. In passato è già capitato che contenuti di questo tipo siano stati veicolati alla scuola primaria britannica. E non è chiaro se i genitori avranno il diritto di esentare i figli dal corso. Dopo la fase di consultazione, tocca ora al Parlamento decidere di questa novità e di quale sarà il suo contenuto. Ma già la stampa britannica lancia l’allarme, con titoli come: «Lezioni gay e transgender per la scuola primaria». E anche alcune associazioni vicino al movimento per la vita esprimono preoccupazione. Una raccolta di centomila firme, organizzata, fra gli altri, anche da “Christian Concern”, ha costretto il Parlamento a discutere, ieri, del diritto dei genitori di chiedere che i figli non partecipino alle lezioni.
«Siamo preoccupati del fatto che i bambini vengano coinvolti in argomentazioni sessuali già a quattro o cinque anni, magari con materiale non adatto alla loro età, visto che il contenuto dipende in larga misura dagli insegnanti e dal preside», spiega Roger Kiska di “Christian Concern”. «Siamo anche convinti che i genitori dovrebbero avere il diritto di togliere i figli da queste lezioni». La legge stabilisce che i genitori possono chiedere l’esonero se si tratta di “sex education”, educazione sessuale, e non nel caso di “relationship education”, lezioni dove, in teoria, si dovrebbe parlare soltanto di amicizia, amore o questioni di salute mentale. «Il problema è che contenuti sessuali possono comunque far parte di questa materia se il preside e gli insegnanti lo decidono», sottolinea Kiska.
Il piano proposto dal ministro dell’Istruzione Damian Hinds non coinvolge le duemila scuole cattoliche, finanziate dallo Stato e gestite dalla Chiesa, perché il programma di educazione sessuale viene deciso dalle diocesi. «Nei nostri istituti si fa un’ottima educazione sessuale seguendo le linee guida della Chiesa», spiega James Spencer, portavoce del settore istruzione della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. «Continueremo con il nostro programma di “relationship and sex education”, che è considerato un modello dal governo. Per la Chiesa l’educazione sessuale è una parte essenziale della formazione dell’intera persona».
Silvia Guzzetti
Avvenire, 26 febbraio 2019