Quest’anno si conclude il decennio 2010-2020 nel quale la Cei ha individuato il tema dell'educazione come l'asse intorno a cui costruire il futuro cammino pastorale della Chiesa in Italia con il documento “Educare alla vita buona del Vangelo". Ci auguriamo che, passato questo decennio, l’educazione non sia accantonata fra le priorità pastorali delle comunità cristiane. L’educazione vista nel suo aspetto globale e positivo non è volta a imporre dei doveri da rispettare, ma ad aiutare la gente a realizzarsi, scoprendo il senso della propria vita. La sfida dell'educazione, deve continuare a tradursi in una vera passione per le giovani generazioni, alle quali va sempre nuovamente offerta la proposta del Vangelo come risposta alle attese della ragione e del cuore in un felice intreccio tra educazione dell'uomo e del cittadino ed educazione del cristiano.
Il primo soggetto educativo è la famiglia, che resta la prima e indispensabile comunità educante. Per i genitori, l’educazione è un dovere essenziale, che non può essere delegato né surrogato. Educare in famiglia è oggi un’arte davvero difficile. Molti genitori soffrono, infatti, un senso di solitudine, d’inadeguatezza e, addirittura, d’impotenza. Si tratta di un isolamento anzitutto sociale, perché la società avvantaggia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale. Padri e madri faticano a proporre con passione ragioni profonde per vivere e, soprattutto, a dire dei “no” con l’autorevolezza necessaria. Il legame con i figli rischia di oscillare tra la scarsa cura che delega l’educazione dei figli alla scuola, alla parrocchia o ai nuovi educatori elettronici e atteggiamenti possessivi che tendono a soffocarne la creatività e a perpetuarne la dipendenza. La famiglia non può rispondere da sola al compito dell'educazione. Ha bisogno di essere aiutata da una comunità più grande.
C’è bisogno di una “città educativa”. I genitori hanno bisogno di qualcuno che li confermi come educatori adeguati al loro compito; devono poter guardare ai loro figli nella certezza che possono essere in grado di aiutarli ad affrontare la realtà. Il documento dei vescovi italiani afferma che: "La complessità dell’azione educativa sollecita i cristiani ad adoperarsi in ogni modo affinché si realizzi 'un’alleanza educativa tra tutti quelli che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale'". Famiglia e scuola, ormai disorientate dalle tante sollecitazioni e pseudo forme educative di una società sempre più complessa ed egoista, nella quale hanno sempre più peso il divertimento, il potere, il denaro, il futile sono in crisi; l'unità familiare, la moralità, l'impegno, lo sforzo, il sacrificio, la responsabilità e la dedizione hanno un ruolo marginale. Più volte, in tempi diversi e con modi differenti, sono stati osservati ed analizzati gli aspetti più significativi e problematici di bambini, fanciulli e adolescenti. Il progressivo aumento di situazioni di disagio profondo, di solitudine, di mancanza di ascolto, di aggressività verso cose e persone, di una sempre più crescente volontà a non rispettare le regole, fa emergere la necessità di una rinnovata attenzione per l’educazione in genere e per l'educazione morale in particolare.
V'è, in pratica, un diffuso analfabetismo etico, sia nel senso di assenza di precipui valori di riferimento, sia per distorte forme di percezione delle argomentazioni di carattere etico. Ogni processo educativo, oltre a svolgere una fondamentale funzione di servizio a riscoprire il senso della vita, deve favorire le relazioni sane, il libero scambio delle opinioni, l'assunzione di atteggiamenti e comportamenti prudenti, giusti e amorevoli. La prudenza aiuta ad affrontare serenamente i problemi connessi alla responsabilità educativa. La giustizia favorisce il pieno esercizio delle libertà, rende più disponibili alla relazione costruttiva in ambito relazionale. L'amorevolezza, raccomandata da san Giovanni Bosco, rende più buoni, più aperti al dialogo e alimenta lo sforzo quotidiano di progredire insieme con l'altro verso la realizzazione piena della propria umanità. La Chiesa deve riscoprire la sua missione di “madre e maestra” non solo attraverso la pubblicazione di documenti, che spesso sono ignorati, ma attraverso un impegno costante e quotidiano in campo educativo. La Chiesa intesa come comunità di fedeli in tutte le sue articolazioni deve impegnarsi a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori, promuovendone la competenza mediante corsi di formazione, incontri, gruppi di confronto e di mutuo sostegno, scuole per genitori.
Mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale
In Terris, 3 febbraio 2020