La necessità di continuare a fare scuola pur in condizioni di emergenza, ha risvegliato la creatività di alunni e insegnanti, che studiano soluzioni innovative “a distanza” per sopperire all’impossibilità di fare lezione “in presenza”. E ci sono persino istituti che prevedono ore di educazione fisica online. «I nostri docenti hanno tutti registrato e trasmesso lezioni di fitness con materiali reperibili in casa», racconta Laura Biancato, dirigente scolastico dell’Istituto superiore “Mario Rigoni Stern” di Asiago, in provincia di Vicenza. Così, il docente coordinatore del Liceo sportivo ha creato un sito per le classi della scuola e un canale Youtube con i video delle lezioni, mentre un’altra insegnante fa lezione sulle scale di casa, diventate una sorta di palestra domestica. Nella scuola veneta, che è polo regionale delle Avanguardie educative di Indire, la didattica a distanza è iniziata fin dal primo giorno di chiusura, coinvolgendo da subito la totalità degli alunni. Sul sito sono state pubblicate le “linee guida” per le lezioni online, riprese da centinaia di scuole italiane. «Avendo anche indirizzi professionali, abbiamo particolarmente curato la didattica laboratoriale, non facile da replicare a distanza – spiega ancora la preside Biancato –. I nostri docenti hanno creato dei tutorial di laboratorio, per farli approfondire in ClassRoom dagli studenti. I ragazzi dell’alberghiero stanno lavorando con esercitazioni di laboratorio a casa con la guida attenta dei docenti».
Le lezioni vanno avanti a distanza anche nelle sezioni dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. «Cerchiamo di mantenere quanto mai vive quelle relazioni significative stabilite nel tempo attraverso il la- voro quotidiano e personalizzato con gli allievi ospedalizzati che trovano nella scuola, in corsia, in stanze di degenza o nelle aule dedicate, un ponte con la propria vita e la realizzazione del proprio personale progetto educativo e formativo», racconta la professoressa Simona Mancini, dell’Istituto Comprensivo “Virgilio”. «Questo avviene in modo ancora più forte e significativo in questa situazione, senza precedenti, che lancia a noi docenti la sfida di continuare a proseguire un lavoro unico – aggiunge la docente –. Gli alunni si dimostrano sempre desiderosi di portare avanti il loro percorso e sempre entusiasti e disponibili nel creare». Senza connessione internet o se non si possiedono pc o tablet, la didattica a distanza non è però possibile. E, stando ai dati del ministero dell’Istruzione, è di oltre mezzo milione l’esercito dei “dispersi”, dei ragazzi che, a oltre un mese dalla sospensione delle lezioni in classe, non hanno ancora avuto la possibilità di partecipare a quelle online.
Per venire incontro agli studenti “disconnessi”, è partito da Torino il progetto “Famiglie unite e connesse”, che, in poche settimane, è stato replicato in moltissime città. Inventata dall’Istituto Comprensivo “Manzoni” del capoluogo piemontese, l’iniziativa prevede che i nuclei familiari che hanno a disposizione una rete wireless presso la propria abitazione, la mettano a disposizione di chi non ce l’ha, su base volontaria, disattivando il codice d’accesso alla rete. In questo modo, i vicini senza wi– fi si possono collegare alla rete messa a disposizione e seguire le lezioni. Una forma di solidarietà digitale per non lasciare nessuno senza scuola.
Paolo Ferrario
Avvenire, 19 aprile 2020