L’insegnamento dell’educazione civica slitta ufficialmente all’anno scolastico 2020-2021. Lo ha deciso il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, dopo la bocciatura del decreto del suo predecessore, Marco Bussetti, da parte del Consiglio superiore della Pubblica istruzione, cui era stato inviato per un parere obbligatorio, anche se non vincolante. Con il decreto, Bussetti avrebbe voluto anticipare di un anno l’introduzione della nuova materia, attraverso una “sperimentazione”, peraltro obbligatoria, in tutte le scuole. Un provvedimento, emanato il 27 agosto, a ridosso quindi dell’avvio del nuovo anno scolastico, che avrebbe costretto le scuole a rivedere in corso d’opera le attività di programmazione, per inserire le 33 ore di educazione civica nel monte ore annuale. Il tutto, senza risorse aggiuntive. Che, invece, saranno recuperate nella prossima Legge di bilancio, come annunciato dallo stesso ministro Fioramonti.
«Sentirò a breve associazioni di dirigenti, docenti e studenti per discutere con loro della possibilità di avviare una seria programmazione a partire da gennaio 2020 (con tanto di fondi aggiuntivi in Legge di Bilancio) – si legge in una nota del Miur – per fare quello che il precedente ministro non aveva fatto, cioè preparare in modo efficace le scuole nell’ottica dell’introduzione dell’educazione civica nel settembre 2020, come previsto dalla legge». L’accelerazione, imposta da Bussetti, è stata bocciata, all’unanimità, dal Cspi, perché «non praticabile» in quest’anno scolastico, in quanto comporterebbe «una serie di adempimenti sul piano organizzativo e didattico di difficile attuazione e tale da compromettere la qualità ed il significato della sperimentazione stessa». Inoltre, osserva il Consiglio, «è necessaria una riflessione aggiuntiva sulla compatibilità temporale fra la permanenza della legge che ha introdotto “Cittadinanza e Costituzione” e l’introduzione della sperimentazione».
Meglio, quindi, rinviare tutto al prossimo anno scolastico, come, del resto, previsto dalla legge approvata all’unanimità dal Parlamento il 1° agosto. La mancata pubblicazione, entro i termini previsti, sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 21 agosto anziché il 16 agosto, ha comportato l’automatico slittamento.
«Siamo favorevoli all’educazione civica, ma non ci sono i tempi per mettere a punto questa nuova disciplina», fa notare Annamaria Santoro, vicepresidente del Cspi, in rappresentanza della Fp-Cgil. «Non si possono prendere decisioni senza valutare l’impatto sull’attività didattica», aggiunge la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi. «Non c’erano i tempi né le risorse umane ed economiche per introdurre già da quest’anno l’educazione civica – ricorda Gissi – senza progettazione reale non si possono inventare soluzioni: la scuola ha bisogno di tempo e riflessione anche per adeguare tutte le attività ».
Plaude al rinvio anche il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, che era pronto a «costituirsi in tribunale», se la sperimentazione fosse effettivamente partita. Di «errore» parla, invece, l’ex-ministro Bussetti. «Far slittare l’introduzione dell’educazione civica perché rischierebbe di mettere in crisi l’anno scolastico è fuorviante – ribadisce –. Semmai è vero il contrario. Evidentemente qualcuno ritiene che lo studio della Costituzione, delle istituzioni dello Stato italiano come dell’Unione europea o la tutela ambientale e lo sviluppo eco-sostenibile o il contrasto al bullismo e cyberbullismo, possano pure aspettare. Mi auguro – conclude Bussetti – che il nuovo governo non butti via quanto di buono è stato fatto per il bene dei nostri ragazzi».
Paolo Ferrario
Avvenire, 12 settembre 2019