Il 29 aprile 2019 si è svolto, all’Università degli Studi di Firenze, il Convegno dal titolo “Educare al dialogo interreligioso come pratica di pace: modelli, progetti e buone pratiche”, coordinato dalla prof.ssa Silvia Guetta e dal prof. Andrea Porcarelli, in collaborazione con i docenti del Gruppo di ricerca SIPED (Società Italiana di Pedagogia) su “Religiosità e Formazione religiosa”, che si era riunito al mattino per un incontro di approfondimento e coordinamento dei progetti di ricerca attualmente attivi nell’ambito della pedagogia religiosa, nel contesto del quale abbiamo avuto un breve e commosso ricordo del prof. Giuseppe Mari, recentemente scomparso.
Ad accogliere i 150 partecipanti è stata la mostra “APP” per il dialogo interreligioso, curata del Dipartimento Forlipsi, Dipartimento di architettura, Centro per l’UNESCO di Firenze, IIS Alberti-Dante di Firenze. Il programma del convegno, stimolante ed originale ha dato voce a ricerche accademiche e buone pratiche locali sul dialogo interreligioso. Nell’introdurre i lavori Silvia Guetta ha sottolineato la necessità di trattare le questioni religiose da una prospettiva pluralista centrata sulle questioni che interessano i processi formativi e la costruzione di competenze per vivere nel mondo attuale. Tra i grandi interrogativi del nostro tempo, quello relativo al ruolo che le religioni possono avere nell’affrontare i cambiamenti culturali e sociali, richiede un approccio interdisciplinare. I processi di globalizzazione in atto, il riferimento al religioso per “legittimare” violenze e distruzioni, le derive di un mondo economicamente avvantaggiato che continua a sfruttare realtà povere producendo consumismo e individualismo, le responsabilità umane nei confronti dell’abuso dell’ambiente, sono alcune delle grandi questioni che ci propone l’attuale momento storico e sulle quali le religioni sono chiamate a riflettere.
In tale scenario, il contributo dato dalla realtà fiorentina al dialogo tra le fedi rappresenta una risorsa di grande valore e una preziosa esperienza: un vero e proprio laboratorio internazionale e locale di idee per la ricerca della pace. La presenza di numerose comunità religiose e spirituali, l’apertura di corsi universitari, le iniziative promosse dagli enti pubblici e organizzazioni non governative rinnovano il dibattito e tengono vivo l’interesse. Su questa scia è nata anche l’idea di sviluppare un’App che presenti in modo semplice un percorso turistico, di conoscenza e conservazione della realtà locale. Tale App è pensata come uno strumento multifunzionale e si configura come una mappa interattiva della città di Firenze, costruita in modo da evidenziare i luoghi di culto delle tradizioni non cattoliche e cattoliche meno conosciute, presenti nel territorio fiorentino. L’App intende quindi dare la possibilità di conoscere ed individuare i servizi messi a disposizione dalle differenti realtà culturali religiose fornendo, allo stesso tempo, la costruzione della percezione di una rete di risorse diverse che fa di Firenze un luogo significativo di dialogo interreligioso e interculturale. Per realizzare queste idee, le tirocinanti del Centro per l’UNESCO di Firenze e del Dipartimento FORLILPSI, insieme agli studenti di una classe di triennio dell’IIS Alberti-Dante di Firenze e in collaborazione con il Dipartimento DIDA, hanno realizzato, nell’ambito del programma di “Alternanza Scuola-Lavoro”, una scheda digitale contenente alcune domande sulla nascita del luogo religioso sul territorio fiorentino, i particolari architettonici e il confronto con il panorama artistico e urbanistico della città, i servizi offerti a livello comunitario e cittadino, il rapporto con la cittadinanza e i rapporti sociali, culturali e spirituali con le altre comunità religiose presenti a Firenze. Maria Teresa Moscato, nel suo intervento, individua livelli diversi del dialogo interreligioso e sostiene l’estrema importanza per il processo educativo personale, dell’introduzione in esso di una educazione religiosa concreta (che è molto più dell’insegnante scolastico della religione) per le potenzialità che riveste nell’introdurre precocemente almeno il senso della universalità della condizione umana e nello stesso tempo il senso di trascendenza. Oggi è necessaria una rappresentazione positiva e un riconoscimento della dimensione religiosa della esperienza umana. Diversamente la “tolleranza” diventa indifferentismo, senso di irrilevanza, quasi che il volto di Dio da venerare si potesse scegliere in maniera occasionale da una serie di possibilità equivalenti.
L’assessore Massimo Fratini ha raccontato l’esperienza del Comune di Firenze relativa la progetto “Firenze comunità in cammino”, una camminata con le tradizioni spirituali e le comunità religiose presenti sul territorio fiorentino. L’idea di nasce con l’intento di valorizzare il concetto di comunità, per la comprensione delle differenze reciproche e per condividere i vissuti individuali. Il percorso è stato intervallato da 8 tappe nei luoghi religiosi più importanti e rappresentativi di Firenze. Ognuna di queste ha previsto un momento di animazione, un saluto della comunità ospitante e la condivisione di alcuni passi di testi universali, che sono stati letti da comunità religiose diverse. Presenti alla conferenza anche Daniele Santi (responsabile relazioni esterne Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai) e Giovanni Belgodere (consigliere e responsabile delle iniziative annuali dell’Azione Cattolica di Firenze) che hanno ringraziato l’assessore e il Comune per l’organizzazione della camminata, evidenziando come sia stato significativo veder crescere un progetto grazie all’aiuto e alla collaborazione di tante religioni diverse.
Secondo Andrea Porcarelli il dibattito sull’insegnamento religioso (IR) nelle scuole, in Europa e in Italia, è certamente attivo da oltre mezzo secolo e diverse sono le prospettive culturali ed i modelli pedagogico-didattici che si sono confrontati nel tempo. Negli ultimi 75 anni si sono succedute, a livello europeo, almeno tre grandi istanze che hanno attraversato l’Insegnamento religioso: la prima – negli anni che hanno preceduto e seguito il Concilio Vaticano II – è stata quella di una de-catechizzazione dell’insegnamento religioso, la seconda (caratteristica del periodo che va dagli anni ’70 alla caduta del muro di Berlino) coincide con un processo di scolarizzazione e professionalizzazione sempre più significativa delle varie forme di IR (con modalità del tutto analoghe a quelle che hanno caratterizzato le altre discipline), la terza fase – che arriva fino ai giorni nostri – è quella delle modalità con cui l’IR è chiamato a cogliere la sfida interculturale (che ha una profonda componente interreligiosa). Porcarelli nel suo intervento sostiene che il dialogo interreligioso può avvenire solo alla luce di un modello di tipo inclusivo, in cui la presenza dell’altro non sia semplicemente “tollerata”, ma venga percepita come una ricchezza, che in qualche modo contribuisce a consolidare l’identità di ciascuno. Le modalità con cui tale ricchezza viene declinata e riconosciuta saranno – fisiologicamente – quelle proprie di ciascuna tradizione e cultura religiosa, che porterà alla ricchezza del dialogo il proprio specifico contributo “in quanto religioso”.
Giorgia Pinelli ha invece esplicitato nel suo intervento gli obiettivi formativi del percorso seminariale svoltosi nell’ambito dell’iniziativa Religiosità, Educazione, Cittadinanza, promossa dall’associazione bolognese per il dialogo interreligioso “Abramo e Pace”. Questi obiettivi si configurano come altrettanti elementi-cardine per il dialogo interreligioso: a) portare a consapevolezza gli impliciti della formazione/appartenenza religiosa; b) restituire ai soggetti coinvolti la consapevolezza dell’educazione religiosa in sé (con una necessaria sottolineatura sulla dimensione dell’educazione, in opposizione a quelle del conformismo, del plagio o della costrizione) come risorsa e fattore positivo di costruzione della persona; c) individuare elementi trasversali (e dunque interculturali/transculturali) nelle storie di educazione/formazione proposte. È intervenuta una docente dell’IIS Alberti Dante per raccontare l’esperienza di ricerca dell’App sul dialogo interreligioso, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, che ha visto coinvolti tirocinanti del Dipartimento Forlilipsi e il Centro per l’UNESCO di Firenze.
Infine Daniela Misul e Marco Romoli hanno presentato il punto di vista del Tempio per la Pace sul pranzo interreligioso, mentre il rabbino Joseph Levi ha raccontato l’esperienza della scuola fiorentina di Alta Formazione per il dialogo interreligioso e interculturale.