UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Ed io che sono?». Leopardi e la Quaresima

Dal 1 marzo 2023, a San Giovanni in Laterano, cinque serate dedicate al poeta di Recanati, con il docente e saggista Franco Nembrini
27 Febbraio 2023

«E quando miro in cielo arder le stelle; / dico fra me pensando: / a che tante facelle? / Che fa l’aria infinita, e quel profondo / infinito seren? che vuol dir questa / solitudine immensa? ed io che sono? / Così meco ragiono: e della stanza / smisurata e superba, / e dell’innumerabile famiglia; / poi di tanto adoprar, di tanti moti / d’ogni celeste, ogni terrena cosa, / girando senza posa, / per tornar sempre là donde son mosse; / uso alcuno, alcun frutto / indovinar non so. Ma tu per certo, / giovinetta immortal, conosci il tutto».

Vale la pena rileggere il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” in vista degli incontri che Franco Nembrini terrà nella basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della Quaresima. Sarà infatti dedicato al poeta di Recanati e alle sue opere – tra cui anche alcune composizioni meno conosciute – l’itinerario proposto dalla diocesi di Roma in preparazione alla Pasqua, dal tema “Ed io che sono?”, al via dal primo marzo per cinque mercoledì, alle ore 19.

L’introduzione di ogni serata sarà affidata a don Fabio Rosini, direttore dell’Ufficio per le vocazioni della diocesi; mentre le conclusioni saranno a cura del cardinale vicario Angelo De Donatis; Edoardo Coen leggerà i versi leopardiani, mentre Andrea Coen si dedicherà all’accompagnamento musicale.

«Leopardi è uno dei miei cavalli di battaglia, mi è sempre piaciuto moltissimo e ho scoperto che lo amano molto anche i giovani, e lo leggono a prescindere dalla scuola, nonostante gli ordini o i divieti degli insegnanti», racconta Nembrini, professore e saggista.

«L’opera di Leopardi – riprende – incrocia e intercetta il passaggio alla maturità, il “desiderio”. Dante dà a questo desiderio una certa risposta, ma Leopardi non la condivide. Di fondo c’è la domanda esistenziale sul senso delle cose e sulla morte in particolare. La Pasqua è l’annuncio che Leopardi tanto attendeva e che noi tanto attendiamo, cioè la certezza che la morte non ha l’ultima parola». Se la proposta quaresimale dell’anno scorso era incentrata su “I Promessi Sposi” e sul perdono, quest’anno si punta «sulla vita e il suo dramma – riflette ancora Nembrini –. Da parte della critica, Leopardi è stato bollato come “pessimista”, ma non c’è niente di più falso. Lui ha cantato la vita, in tutta la sua drammaticità, ma l’ha cantata. È stato un grande realista più che un pessimista. Per questo la domanda “Ed io che sono?” mi è sembrata un po’ come la sintesi di tutto il suo pensiero».

Al realismo leopardiano sarà dedicata la prima serata, quella di mercoledì primo marzo, che avrà come sottotitolo “Tutto è poco e piccino”, con la lettura di alcuni brani da “Pensiero 68” e “Al Conte Carlo Pepoli”.

«Parleremo del desiderio come caratteristica dell’essere umano – anticipa – e del sentimento dell’inutilità di ogni azione umana e di ogni attività umana in assenza di uno scopo, o nell’impossibilità di raggiungerlo». “A Silvia” e “Il sabato del villaggio” saranno al centro dell’incontro dell’8 marzo, su “Perché di tanto inganni i figli tuoi?”, con la constatazione che «tutto muore, tutto passa – osserva Nembrini –, per cui la vita è sentita come terribile contraddizione tra il desiderio di eternità con cui nasciamo e l’esperienza della morte che sembra tradirlo». Il percorso proseguirà con “E mi sovvien l’eterno”, il 15 marzo, che avrà come brani di riferimento “L’infinito” e “Il passero solitario”: «Nonostante tutto, nonostante l’esperienza per cui la morte sembra vincere e la cultura moderna sembri accettare questa amara constatazione, il sentimento dell’infinito e dell’eterno riemergono continuamente». Il 22 marzo appuntamento con il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, che verrà letto integralmente nella serata dal tema: “Tu, certo, comprendi il perché delle cose”. Per il saggista e pedagogista questa poesia «descrive in modo clamorosamente evidente, anche come struttura formale, la parabola del pensiero e del sentimento leopardiani: la constatazione del male, la speranza di un bene che lo vinca, la certezza dell’esistenza di questo bene anche se irraggiungibile, il rassegnato ripiegarsi su un “forse” incerto e confuso». La conclusione il 29 marzo, con “Questo, d’ignoto amante, inno ricevi”, dalla poesia “Alla sua donna”, che Nembrini definisce «l’incredibile profezia al vertice della poesia di Leopardi: la soluzione al male, la vittoria sul male sarebbe che l’eterno accettasse di incarnarsi e diventare compagno di cammino per l’uomo».

Tutti gli incontri sono a ingresso libero e gratuito; le serate verranno trasmesse in diretta televisiva su Telepace e in streaming sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

Giulia Rocchi

Roma Sette, 19 febbraio 2023

(foto Gennari)