UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

E l’intelligenza artificiale entra a scuola

Tra numerose criticità e sfide da raccogliere
17 Febbraio 2023

Dallo scorso novembre simulare un dialogo fra Socrate e Carlo Marx non è più un esercizio di stile di un amante della filosofia, ma un’operazione in cui chiunque può cimentarsi grazie a Chat GPT, l’assistente virtuale di OpenAI che in soli cinque giorni ha raggiunto il milione di utenti battendo il record di Instagram che ne aveva impiegati 64. Addestrato su 45 Terabyte di informazioni composte, fra le altre fonti, da pagine Wikipedia (3,5%), libri in inglese (7,8%) e in altre lingue (8,1%), il bot non è solo di in grado di combinare statisticamente le parole per mettersi nei panni dei filosofi del passato, ma può risultare utile per offrire versioni differenti di un testo, sbobinare e riassumere un audio, tradurre simultaneamente un video, creare immagini a partire da istruzioni scritte. Tutto questo gratuitamente e integrandosi con software come Word o Excel e piattaforme come YouTube.

Già a dicembre il sito di OpenAI ha ricevuto 304 milioni di visite da tutto il mondo (fonte Similarweb) e oltre 3,5 milioni dall’Italia: l’immediata popolarità di Chat GPT è stata accompagnata da un intenso dibattito sia sulla qualità delle risposte fornite, sia sulle implicazioni morali, legali, sociali ed educative del suo utilizzo. Il fatto che alcuni istituti scolastici di New York lo abbiano vietato va letto insieme alla constatazione che il bot si è dimostrato capace di passare un esame post-universitario dell’Università di Wharton. Se non sono ancora state individuate modalità efficaci per riconoscere un testo creato dall’Intelligenza Artificiale ed è dunque comprensibile il suo divieto (ma quanto efficace?), nel futuro occorrerà comprendere quali applicazioni potranno essere consentite senza pregiudicare la preparazione degli studenti e la maturazione del loro spirito critico. Come il vaglio dei risultati su Google richiede padronanza della materia, l’uso consapevole di Chat GPT renderà necessario non solo saper valutare le risposte ricevute, ma anche formulare le domande secondo istruzioni efficaci (”prompt engineering”).

Il digitale infatti occorre conoscerlo per essere consapevoli dei suoi limiti. Chat GPT ad esempio non indica le fonti (”black boxing”) mentre Perplexity.ai le riporta e c’è da attendersi che Bard, l’annunciato bot di Google, le tenga in considerazione. Inoltre, è sufficiente chiedere a Chat GPT di fare 10 + 10 per poi incalzarlo chiedendogli se ne è davvero sicuro e il bot, pur continuando a riportare 20 , si scuserà. Questo perché la sua natura è data dal combinare statisticamente le parole porgendo delle scuse in virtù del fatto che nelle conversazioni esse statisticamente seguono alle accuse. Un modello basato sul solo linguaggio non potrà dunque mai sostituire la conoscenza umana e ha alla sua radice bias derivanti dalla programmazione che l’ha portato alla luce. Il fatto che migliaia di persone, soprattutto in Kenya, abbiano lavorato per contrassegnare contenuti sessisti, razzisti e violenti così da mettere al riparo Chat GPT dalla deriva in cui sono incorsi i suoi predecessori ne indica i rischi e le scelte che debbono essere prese da chi li progetta: Open AI ad esempio ha deciso di impedire a Chat GPT di fornire risposte su temi divisivi quali quelli relativi a Donald Trump.

Molte sono le criticità che l’Intelligenza Artificiale pone alla scuola, eppure è un fatto che essa sia entrata, come già era accaduto con Google e Wikipedia, se non nelle aule, nei cellulari degli studenti. Internet è stata la principale risposta che gli anni passati hanno dato alla complessità: mettere l’Intelligenza Artificiale al servizio dell’Uomo è una delle sfide su cui dovrà pronunciarsi la generazione di oggi.

Andrea Boscaro

Avvenire – L’economia civile, 15 febbraio 2023