UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

E gli studenti dei “professionali” sono già tornati in aula

Dall’Alberghiero di Valdobbiadene all’Enaip di Padova, viaggio nella Regione che ha riaperto per prima le classi
11 Giugno 2020

«Siamo arrivati a scuola un po’ intimiditi – racconta Andrea –. Con la mascherina addosso, tanti col gel nello zaino. Ma quando abbiamo cominciato a raccontarci del nostro lockdown, ci siamo sciolti». Siamo a Valdobbiadene, la capitale delle Colline Unesco – quelle del Prosecco, ma non solo – e il 'Dieffe' è l’Istituto Alberghiero che ha convocato in classe i 250 allievi. Chi per un giorno, chi come i candidati all’esame per due. Com’è andata? «È stata anzitutto una grande occasione di recupero delle dinamiche relazionali – ammette il preside Alberto Raffaelli –. Noi abbiamo il 12% di studenti di origine cinese. Hanno vissuto in famiglia una quarantena blindatissima. Hanno sofferto molto e lo si è capito dalle loro reazioni».

Non è mancata la prova d’esame per chi dovrà sostenerlo. «Il tema scelto quest’anno è il rilancio del made in Italy: gli studenti dovranno cucinare un piatto per i primi turisti che sceglieranno il Veneto dopo il Covid» anticipa il preside. Ieri l’ultimo giorno di scuola e un invito al ministro Azzolina. «Venga a trovarci e con piacere le dimostreremo come è possibile ripartire a scuola in condizioni di sicurezza, senza sistemi futuristici e complicati».

In tutto, sono oltre 7mila gli studenti delle scuole professionali che in Veneto possono beneficiare di una settimana tra i banchi per ripassare e prepararsi al meglio agli esami di qualifica e al diploma. L’assessore regionale Elena Donazzan ha molto insistito perché la scelta fosse corale. Così sta avvenendo. La risposta va oltre il 70%. «D’altra parte qui all’Enaip – esemplifica e rassicura Giorgio Sbrissa, il coordinatore (e vicepresidente di FormaVeneto) – applichiamo protocolli di sicurezza che di fatto copiano quelli degli ospedali». Siamo a Padova, appunto all’Enaip, e i formatori si presentano con la visiera da sala di terapia intensiva. I percorsi a terra sono segnati in modo evidente. In aula solo fra i 5 ed i 7 ragazzi. Ingressi ed uscite sono differenziati negli orari. «La preparazione all’esame l’abbiamo voluta – spiega Sbrissa – per rendere onore, anche istituzionale, all’impegno dimostrato per 100 giorni circa, rimanendo a lezione davanti al computer per 5 ore al giorno, con tanto di interrogazioni e di verifiche». Un atto di rispetto, dunque, nei confronti degli allievi stessi. Poi ci sono centri di formazione così periferici – per essere nel cuore della problematica formativa – che invece hanno trovato difficoltà a farsi raggiungere dai ragazzi. Anzitutto per i trasporti che non sono stati riorganizzati nel post covid. La Fondazione Opera Monte Grappa, di Onè di Fonte, è uno di questi. Ma anche in casi come questo la preparazione delle classi è stata intensificata, nella preparazione, ad esempio, delle tesine personali. E la partecipazione è stata vivace.

Francesco Dal Mas

Avvenire, 10 giugno 2020