Il Papa e gli studenti dell’Università Sophia di Tokyo, a tu per tu in video conferenza. È l’incontro andato in scena ieri mattina, quando Francesco si è collegato con il pubblico dello storico ateneo nipponico fondato e retto dai padri gesuiti, e ha risposto a otto domande tra le 100 che erano state raccolte, risposte riportate da Aci Stampa e Vatican News.
Qual è stata la più grande gioia di Bergoglio dall’elezione al Soglio Pontificio, è stato il primo quesito. Le gioie sono state tante, è stata la risposta, ma «soprattutto sono molto felice quando posso stare e parlare con le persone, in special modo con i bambini, con gli anziani, con gli ammalati», «mi aiuta molto stare con le persone. Questo mi rende più giovane e mi rende felice».
«Il merito è molto importante – ha continuato il Papa rispondendo a una seconda domanda sul fine dell’educazione universitaria – ma quando voi ponete al centro di tutto il merito è già una società meritocratica, nella quale per riuscire a volte si arriva a cose molto brutte». Per cui «l’educazione che non guarda al servizio degli altri è un’educazione che va verso il fallimento».
Cosa preoccupa di più il Papa guardando ai giovani d’oggi? Che perdano le radici, «culturali, storiche, familiari» ha commentato Francesco, insieme ai «giovani quieti, che si sentono già arrivati a 25 anni e si trovano in un benessere che li annulla». A uno studente del Myanmar che chiedeva invece perché la religione è importante nel mondo contemporaneo – c’è chi la considera dannosa e chi assolutamente vitale – Bergoglio ha detto che «la risposta può venire dalla radice religiosa del tuo popolo che ho appena visitato e può provare che tutto il Myanmar è religioso: buddista, induista, cristiano…». E ha aggiunto: «La religione non è un’invenzione teatrale, ma nasce dal desiderio del cuore umano di trascendere se stesso e in questa ricerca di trascendere se stesso trova l’assoluto, Dio». «Tutte le religioni fanno crescere: se incontriamo una persona che dice che è al servizio di tutte ma non cresce è un idolatra, cerca solo una compensazione in questo atteggiamento religioso. Come ti insegna a trascendere da te stesso a Dio, ti insegna ad andare verso gli ultimi. I grandi uomini religiosi sono cresciuti su questo cammino. Pensiamo a Martin Luther King e Gandhi. Una religione che non ti faccia crescere o ti faccia mettere al servizio dei poveri è una religione immatura». «La rivelazione cristiana che io professo – ha continuato il Pontefice – e che tanti cristiani professano ha come regola fondamentale l’adorazione di Dio e il ser- vizio agli altri. Se un cristiano non adora Dio e non serve gli altri, non è un cristiano. Dice di essere un cristiano».
Sul tema dell’ambiente Bergoglio ha ricordato che «oggi l’umanità si trova di fronte a un’opzione obbligatoria. O prende sul serio in considerazione l’ambiente o va verso il limite della distruzione dell’umanità», citando come esempi la deforestazione dell’Amazzonia e alcune isole dell’Oceania minacciate dall’innalzamento del livello del mare. «Molte persone hanno una buona immagine di te – ha chiesto uno studente – ma qual è l’immagine che hai di te stesso?». Il Pontefice ha fatto notare come sia insidioso giudicare se stessi attraverso uno strumento, «lo specchio»: «È una cosa da cui ti devi guardare costantemente, perché la vanità ti può afferrare ovunque ». «Io cerco di guardarmi dentro – ha raccontato – a quello che ho sentito durante il giorno e in quel momento giudicare me stesso. Come immagine generale penso che sono un peccatore che Dio ha amato moltissimo e lo continua ad amare». Un’immagine comunque «plastica», che «cammina come cammina la vita». Il Papa ha poi ribadito che un migrante che fugge dalla guerra o dalla fame «non può essere rifiutato. È una persona ». E «un migrante lo devi integrare. Metterli in un ghetto non è integrare, ma ricevere la persona e aiutarli ad entrare nella società. Ovvio che ogni Paese deve valutare quanti ne può accogliere, per questo omaggio la Svezia. Devo fare un omaggio anche ai Paesi come l’Italia e la Grecia che aiutano tutti coloro che arrivano. Per mancanza di integrazione, si creano problemi contro la pace. Sono i gruppi terroristi, sono in minoranza. C’è un fenomeno che potete studiare in antropologia e sociologia, il “meticciato”, e il popolo piano piano cambia. Nel meticciato si integrano e fanno delle famiglie comuni. Per l’integrazione è chiaro che bisogna crescere come persone. Il migrante deve rispettare la società che lo accoglie. La migrazione è un dialogo». Infine Francesco ha elogiato un «grande Paese» come il Giappone, ricordando di esserci stato una volta, per una settimana, e augurandosi di poter incontrare un giorno «un popolo che amo moltissimo».
Andrea Galli
Avvenire, 19 dicembre 2017