UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dopo le bombe e la fuga, il ritorno tra i banchi. Al sicuro

Prosegue l’accoglienza nelle scuole. Anche le presidenze di Usmi e Cism invitano ad aprire “spazi di comunione”
8 Marzo 2022

Dopo le bombe e la fuga da un Paese devastato, per tanti bambini ucraini la vita è ripresa in una scuola italiana. Seguendo l’esempio dell’istituto paritario “Sacro Cuore” di Novara che, come anticipato da Avvenire di domenica, già venerdì, primo in Italia, ha aperto le classi della materna e della primaria a quattro piccoli profughi, ieri la campanella è suonata per i nuovi arrivati anche in altre città. A Lozzo Atesino, in provincia di Padova, sono arrivati Tymur di 10 anni e il fratello Artur (14), scappati da Kiev, che sono stati inseriti in terza elementare e in seconda media. La mamma dei due ragazzini era già stata sui Colli Euganei negli anni ’90, in occasione dei soggiorni terapeutici in Italia dei cosiddetti “bambini di Chernobyl”. Allo scoppio della guerra, la donna ha chiamato la famiglia di Vo’ con la quale è sempre rimasta organizzando la fuga in Italia con i due figli. Altri due ragazzini sono invece stati accolti dalla famiglia di un alunno. «Abbiamo donato loro due tablet dove è già stata scaricata l’applicazione per tradurre dall’italiano all’ucraino – spiega il dirigente scolastico Alfonso d’Ambrosio –. Siamo felici che la tecnologia che ci è stata così utile per il Coronavirus possa servire ad aiutare queste persone: la mamma dei bambini ha ringraziato commossa».

Un’altra bella pagina di scuola accogliente e resiliente è quella che si sta scrivendo a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna. Qui sono arrivati dodici ragazzini, fuggiti con le madri e ospitati nell’ex-Covid hotel. Da ieri mattina frequentano la primaria Donini. «È un tentativo di riportare un po’ di normalità nelle loro vite», dice la sindaca Isabella Conti. I bambini, dai 6 ai 12 anni, provengono da Kiev, Leopoli e Ivano-Frankivs’k. «Il primo giorno è stato dedicato all’accoglienza – racconta il preside Giuseppe Santucci –. Dai prossimi giorni struttureremo un programma, perché hanno bisogno di essere inseriti in un percorso didattico, visto che da quanto abbiamo capito queste famiglie rimarranno diverso tempo sul nostro territorio». Gli arrivi a San Lazzaro non sono ancora terminati. «Entro la settimana aspettiamo un altro centinaio di profughi», annuncia la sindaca Conti. Mentre Ruslana Boychuk, una delle mediatrici culturali che sta lavorando con le insegnanti, vorrebbe «che la voce dei bambini si sentisse di più, che si parlasse di questi cittadini del mondo che stanno soffrendo».

Pronte all’accoglienza sono, come già successo a Novara, anche le scuole paritarie. «Noi vogliamo esserci su questa linea di confine, non vogliamo sprecare questa occasione che è già patto educativo, impegnando le forze e mettendo a disposizione le strutture per ricostruire contesti di pace, di solidarietà verso i più fragili e vulnerabili, aprendo spazi di comunione, perché la pace è comunione, come ricordava don Tonino Bello», scrivono, in una nota congiunta, madre Yvonne Reungoat e padre Luigi Gaetani, presidenti di Usmi e Cism nazionale.

Paolo Ferrario

Avvenire, 8 marzo 2022