UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Don Milani, un maestro «mai scontato»

In occasione del centenario dalla nascita del priore di Barbiana, presentata una nuova raccolta delle Lettere del sacerdote, con la prefazione di Zuppi
21 Maggio 2023

In occasione del centenario della nascita di don Lorenzo Milani, le edizioni San Paolo hanno presentato a Bologna la nuova edizione del libro «Lettere di don Lorenzo Milani» a cura di Michele Gesualdi, con una prefazione del cardinale Matteo Zuppi. All’incontro erano presenti Mirella D’Ascenzo dell’Università di Bologna, il cardinale Zuppi, Rosy Bindi, presidente del Comitato del centenario di don Milani, Sandra Gesualdi, figlia di Michele, uno degli allievi di don Milani e curatore del libro e Gianni De Maio, allievo della scuola di Barbiana. Abbiamo intervistato questi ultimi due.

«Importante è continuare a leggere, conoscere, pubblicare gli scritti di don Lorenzo Milani - dice Sandra Gesualdi -. Leggerlo direttamente, più che conoscerlo tramite gli scritti interpretativi su di lui, che pure sono significativi. Don Milani è così chiaro, diretto, inequivocabile, che è fondamentale partire dai suoi scritti per la conoscenza della sua opera, del suo pensiero, della sua profonda fede». «Abbiamo voluto con l’editrice San Paolo ripubblicare le “Lettere”, con una nuova prefazione meravigliosa del cardinale Zuppi, in questo centenario dalla nascita - prosegue - perché nelle “Lettere” risuona la sua voce, c’è tutto don Milani: uomo, prete, maestro e anche “babbo”. In questa sua complessità (non può essere scisso fra questi ruoli) viene fuori il suo dirompente messaggio che ancora oggi è attualissimo, quello che bisogna sempre schierarsi, stare da una parte sola, non fare mediazioni. Lui era un maestro, un prete schierato dalla parte degli umiliati, degli oppressi. Il mondo è loro, il mondo è solo degli ultimi, e noi che abbiamo degli strumenti culturali dobbiamo darci da fare per riequilibrare questo mondo ingiusto».

Gianni De Maio dice, riguardo al fatto che i giovani sanno poco di don Milani: «Io invito sempre i ragazzi, le nuove generazioni, a leggere don Milani, che è giustizia che brucia. I ragazzi di oggi l’ingiustizia ce l’hanno proprio sulla loro pelle, con tutto il precariato, l’impossibilità di affermarsi come cittadini, come esseri completi. Quindi don Lorenzo è quella “frustata” di coraggio, sulla coscienza di ognuno, che così può dire “anche io ce la posso fare, se intraprendo un cammino insieme”».

«La sorella di Adele Corradi, la professoressa che ha insegnato insieme a don Milani nella scuola di Barbiana - continua De Maio - mi ha ricordato che quando sono arrivato lì per la prima volta sono rimasto piuttosto interdetto. Contrariamente ai ragazzi che abitavano in zona, figli di contadini, io venivo dalla città, avevo un vissuto completamente differente. Sono arrivato a Barbiana perché ero stato bocciato perché assente da scuola per una lunga malattia. Alla sorella di Adele venne in mente: “Perché non recuperare a Barbiana?”. Ne parlarono con don Milani e quindi passai circa due anni a Barbiana. Ero un ragazzo di tredici anni, quell’esperienza ha avuto più valore nella mia vita man mano che crescevo». «Per me all’inizio è stato particolarmente duro - conclude -, ma don Milani mi ha affascinato veramente, è difficile che un ragazzo di tredici anni si possa affascinare per delle cose che non sono banali. Il “priore” era duro, ma anche la persona più tenera del mondo. Secondo me era poliedrico in tutte le cose che faceva, non era mai scontato, noi abbiamo fatto cose che nella scuola pubblica hanno fatto dopo trent’anni. Per questo mi reputo una persona molto fortunata. Ho studiato le lingue con don Milani, ho girato l’Italia e l’estero, sono diventato un manager editoriale, penso di aver imparato qualcosa anche come uomo e non solo come allievo tredicenne».

Antonio Ghibellini

Bologna Sette, 21 maggio 2023