UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Don Mario: “compagno di strada” dei ragazzi a me affidati

Il racconto del sacerdote barese, da sette anni assistente ecclesiastico nazionale del Movimento studenti di Azione Cattolica
23 Novembre 2020

È il 31 ottobre 2013. Sono seduto in un’aula universitaria in attesa della discussione di una tesi in filosofia di un caro amico. Squilla il mio telefono. È un sacerdote che mi comunica il desiderio del mio arcivescovo di parlarmi. È inutile nascondere la trepidazione e le mille domande dietro quella improvvisa convocazione. Quella sera il mio vescovo mi ha chiesto di diventare assistente diocesano del Movimento studenti di Azione cattolica, accompagnando alla proposta un’affermazione perentoria: «Vedrai ti farà bene! Sarà una bella esperienza di Chiesa».

Quelle parole sobrie e cariche di affetto continuano ad accompagnarmi. Nel frattempo ho vissuto un po’ di anni tra gli studenti e i giovani di Bari e da due anni mi è stato chiesto di vivere il mio ministero come assistente nazionale. Da quel 31 ottobre sono aumentate le riunioni, si sono moltiplicati i chilometri percorsi e sono raddoppiate le ore al telefono: la vita di un assistente di Ac non ha molta stabilità e rischia di essere una corsa per poter accorciare le distanze e per riuscire a essere sempre presente. Però dietro i chilometri percorsi, le riunioni e le telefonate sono nascosti incontri significativi, chiacchierate indimenticabili e correzioni edificanti.

Nella mia diocesi c’è una bella tradizione: il lunedì sera è dedicato alla vita diocesana e tutte le riunioni necessarie per la vita associativa si concentrano in quella serata. Il viaggio verso Bari spesso era pesante: portavo con me la stanchezza di una giornata. Nel viaggio di ritorno, invece, mi sentivo trasformato di fronte a giovani e adulti, che, dopo ore di lavoro e di impegni familiari, trovavano il tempo per pensare e progettare qualcosa di bello per la Chiesa: lo facevano con entusiasmo, passione e competenza quanto me, se non più di me.

La stessa cosa succede da qualche anno a Roma con i nostri week-end “incastrati” d’impegni tra presidenze, consigli ed équipe. Anche qui giovani e adulti macinano chilometri e dedicano tempo e passione per la Chiesa. Ci sono sere in cui non nascondo di essermi anche addormentato sulla sedia mentre ventenni discutevano gli obiettivi per un’attività formativa da inviare ai giovani del Paese o scrivevano insieme un parere da inviare al ministero dell’Istruzione. Ma ho imparato che anche quei sonnellini serali sono formativi, perché oltre alle tante foto scattate per prendermi un po’ in giro, quello che rimane è la certezza di un prete che preferisce restare con loro. Quel tempo che sembra perso si trasforma in opportunità: c’è sempre una ragazza o un ragazzo che chiede di scambiare due parole o di potersi confessare.

Dopotutto l’assistente non deve essere un “fenomeno”, ma semplicemente un “compagno di strada”, capace di stare nelle situazioni, riscoprendo il profondo legame dell’associazione con la Chiesa e la necessità di avere il Vangelo come bussola delle proprie scelte. Un ulteriore tratto distintivo dell’essere assistente è avere la possibilità di camminare in modo costante e sostanziale con altri sacerdoti. Essere collegio in Azione cattolica non è solo un casuale accostamento di ruoli, ma la bellezza di pensare, pregare e scegliere insieme. È forse la garanzia più bella di ecclesialità.

Ce lo racconta in modo chiaro il progetto formativo dell’Azione cattolica, recentemente aggiornato: «vive il suo servizio dentro l’ordinarietà della vita associativa, il sacerdote assistente scopre il mistero di essere nel contempo fratello e padre, discepolo e maestro, con i fratelli cristiano e per loro sacerdote» (Perché sia formato Cristo in voi, Ave, Roma 2020, p.102). Aveva ragione il mio vescovo: per un prete l’Azione cattolica è “una bella esperienza di Chiesa”, a patto che scelga di unire alla sede presbiterale, la panchina in piazza. Dopotutto a noi sacerdoti fa bene ogni tanto fare silenzio per ascoltare e incoraggiare i laici: da loro c’è tanto da imparare!

Don Mario Diana

Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento studenti di Azione Cattolica

Avvenire, 21 novembre 2020

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