La tregua del fine settimana non durerà a lungo. I genitori della direzione didattica Ragusa Moleti a Palermo, dove il preside ha fatto togliere statuette e immagini religiose e diramato una circolare contro la preghiera di ringraziamento prima della merenda, promettono battaglia. Venerdì hanno accompagnato i bambini a scuola con la coroncina del Rosario al collo, sfidando le direttive del dirigente scolastico Nicolò La Rocca e chiedendo con forza che il preside tornasse sui suoi passi, ma soprattutto che si confrontasse con docenti e famiglie. È questo il punto maggiormente contestato, infatti, riguardo alla circolare della discordia, in cui La Rocca ha ricordato il parere dell’Avvocatura dello Stato del 2009 e la nota del gabinetto del ministero dell’Istruzione, nei quali è da escludere 'la celebrazione di atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante l’orario scolastico o durante l’ora di religione cattolica, atteso il carattere culturale di tale insegnamento'.
La decisione di eliminare la preghierina (assimilata a un atto di culto o rito) e di far sparire la statua della Madonna e le immagini di papa Francesco (non i crocifissi perché la loro presenza ha avuto il via libera dalla Corte europea per i diritti dell’uomo) non sarebbe stata discussa e condivisa né con i docenti né con il consiglio di circolo. E i genitori incassano la presa di distanza del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli: «Il preside di Palermo ha attuato in modo improprio una circolare del 2009 che indicava che non dovevano esserci scuole confessionali, che è cosa differente dall’avere in classe i simboli della religione cattolica. Chi è intervenuto in quel modo intanto non ha ascoltato i genitori, dopodiché dal 2009 c’è una circolare, esito di una sentenza dello Stato, e tu intervieni in quel modo facendo nascere un problema?».
Il direttore dell’Ufficio scolastico di Palermo, Marco Anello, aggiunge: «L’operato del preside è corretto, ma si poteva magari interloquire prima con le famiglie e spiegare meglio le ragioni della decisione. Preghiere e atti di culto interni alla scuola non sono previste o consentite in orario scolastico, ma, trattandosi di abitudini consolidate sarebbe stato meglio interloquire con le famiglie. Si può sempre recuperare».
Alessandra Turrisi
Avvenire, 26 novembre 2017