UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dispersione scolastica, un’indagine del Garante per infanzia e adolescenza

Occorre "promuovere partecipazione dei genitori e investire su un forte rinnovamento di didattica e stili di insegnamento"
2 Giugno 2022

A scuola hanno un peggior rendimento e rischiano maggiormente di abbandonare gli studi gli studenti provenienti da contesti familiari, culturali e sociali più fragili. Non arriva al diploma il 22,7% dei figli di chi ha al massimo la licenza media. Circa il 22% di chi lascia la scuola ha genitori con professioni non qualificate o disoccupati. Tra gli alunni stranieri il tasso di abbandono è tre volte quello degli italiani (9,1% contro 2,9%). Sono in generale pesanti i divari tra Nord e Sud e anche l’accesso agli asili nido non vede prevalere chi più ne ha bisogno, come le famiglie povere. Una situazione alla quale l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti ha proposto di rispondere, da subito, con una serie di iniziative, sintetizzate in sette raccomandazioni alle istituzioni, alle imprese, alle parti sociali, agli ordini professionali e al Terzo settore.

È il quadro che emerge dall’indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza all’indomani della pandemia. Oggi, alla fine dell’anno scolastico, viene reso disponibile il rapporto conclusivo elaborato da una commissione composta da rappresentanti del mondo accademico e della scuola, dell’Agia e presieduta da Arduino Salatin.

“Va rilanciata l’idea di istituire ‘aree di educazione prioritaria’ nelle zone del Paese a più alto rischio di esclusione sociale”, dice l’Autorità garante, Carla Garlatti. “Occorre inoltre concentrare risorse per rendere eccellenti le scuole e i servizi frequentati dai bambini in situazione di vulnerabilità. Va fatta poi una mappatura delle aree geografiche caratterizzate da difficoltà sociali, economiche, culturali o attraversate da processi migratori alle quali poi destinare risorse educative aggiuntive rispetto alla media. Alle famiglie fragili, infine, vanno offerti interventi su misura da parte di un’équipe multidisciplinare”.

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Sir, 1 giugno 20222