La dispersione scolastica è in calo, ma resta il divario fra Nord e Sud, sia alle Medie sia alle Superiori. I maschi sono più coinvolti delle femmine, così come percentuali più alte si registrano fra i ragazzi immigrati che non sono nati in Italia. È questo il quadro sul fenomeno degli abbandoni scolastici che emerge da un report del Miur pubblicato ieri.
Nel passaggio dall’anno scolastico 2015-2016 a quello successivo (2016-2017) dei 556.598 ragazzi che hanno frequentato il terzo anno delle Medie, 34.286 sono usciti dal sistema scolastico, pari al 6,16% della platea di riferimento; il 4,47% è passato alla formazione professionale regionale, l’1,61% ha abbandonato del tutto.
L’abbandono alle Superiori è del 4,3% (112.240 ragazzi). È molto elevato nel primo anno di corso (7%) e i maschi abbandonano più delle femmine. Tra le regioni con maggiore abbandono spiccano Sardegna, Campania e Sicilia, con punte rispettivamente del 5,5%, del 5,1% e del 5,0%. L’abbandono complessivo più contenuto si è registrato per i licei che hanno presentato mediamente una percentuale del 2,1%. Per gli istituti tecnici la percentuale è stata del 4,8% e per gli istituti professionali dell’8,7%. La percentuale di abbandono più elevata è relativa ai percorsi Iefp (corsi di Istruzione e formazione professionale realizzati in regime di sussidiarietà presso le scuole), con un abbandono complessivo del 9,5%. In Europa l’indicatore utilizzato per la quantificazione del fenomeno è quello degli early leaving from education and training (Elet) con cui si prende a riferimento la quota dei giovani tra i 18 e i 24 anni d’età con al più il titolo di scuola secondaria di I grado o una qualifica di durata non superiore ai 2 anni e non più in formazione.
Per l’Italia tale indicatore mostra un miglioramento attestandosi, per l’anno 2016, al 13,8%. Nel 2006 era al 20,8%. L’Italia si avvicina dunque all’obiettivo Europa 2020, al raggiungimento del livello del 10%. Il dettaglio regionale evidenzia il divario fra Nord e Sud con Sicilia, Campania, Sardegna, Puglia, Calabria, sopra la media nazionale della dispersione. «La dispersione scolastica – sottolinea il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli – è un fenomeno che va contrastato con forza, perché dove la dispersione è alta vuol dire che non sono garantite a sufficienza pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi. Nel nostro Paese, come evidenziano anche i dati raccolti dal Ministero, il fenomeno è in calo, c’è stato un miglioramento negli ultimi anni. Ma restano forti divari sociali e territoriali rispetto ai quali serve un’azione importante che parta dal Miur, ma che coinvolga anche tutti gli altri attori in campo: le famiglie, il terzo settore, i centri sportivi, l’associazionismo, le istituzioni del territorio. Per mettere insieme questa rete e per far emergere le buone pratiche che già esistono e che possono essere prese a modello – spiega Fedeli – abbiamo voluto un apposito gruppo di lavoro, una cabina di regia guidata da Marco Rossi Doria che ha una lunga esperienza in materia, anche come ex Sottosegretario all’Istruzione».
Avvenire, 14 novembre 2017