Bene il calo della dispersione scolastica, male il grave ritardo accumulato dal Sud rispetto al Nord (anche se una piccola risalita comincia a vedersi). Sta dentro questi due estremi, la mole di dati del Rapporto Invalsi 2024 presentato ieri alla Camera. Da un lato, la drastica riduzione della dispersione scolastica, vera spina nel fianco del nostro sistema d’istruzione. Nel 2000 la quota degli Elet, cioè della popolazione tra i 18 e i 24 anni che non aveva acquisito un diploma di scuola superiore o una qualifica professionale era al 25,1%. Praticamente, una persona su quattro, in quella fascia d’età, all’inizio del Terzo millennio era in una condizione di grave arretratezza.
«Oggi, invece, possiamo dire che i giovani si stanno riappacificando con la scuola, perché la scuola ha migliorato la capacità di trattenerli», esulta il presidente dell’Invalsi, Roberto Ricci. Dal 2018 ad oggi, la dispersione scolastica esplicita ha continuato a scendere. In particolare, nell’ultimo triennio siamo passati dal 12,7% del 2021, all’11,5% del 2022, al 10,5% del 2023. E, quest’anno, il dato è ulteriormente calato attestandosi, per la prima volta, sotto la soglia psicologica del 10% e arrivando al 9,4%. In pratica, è già stato raggiunto il traguardo posto dal Pnrr per il 2025 (10,2%) ed è molto vicino anche quello identificato dalla Commissione europea per il 2030 (9%).
«Questi dati – commenta il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara – confermano che la strada che abbiamo imboccato è quella giusta: varare Agenda Nord, per recuperare i gap riscontrati insistendo sulle discipline in cui gli studenti sono più fragili, riformare l’istruzione tecnico professionale, prevedendo non solo più competenze tecniche ma anche il potenziamento dello studio dell’italiano, oltre che di matematica e inglese. Per il prossimo futuro, puntiamo a investire ulteriori risorse su Agenda Sud e a estendere alle secondarie di I grado la presenza dei docenti tutor per favorire, anche attraverso una didattica innovativa, la personalizzazione dell’apprendimento. Cruciale è e sarà il ruolo dei nostri insegnanti, fondamentali per riaccendere l’entusiasmo, per alimentare quella comunità educante che deve essere la scuola».
L’altra faccia della medaglia sono, come detto, le distanze che ancora separano il Nord dal Sud d’Italia. Divari che, come per la Matematica, cominciano alle elementari per aumentare al trascorrere degli anni e arrivare a 27 punti all’ultimo anno delle superiori. Così, mentre il 55% degli studenti che arrivano alla Maturità raggiunge almeno il livello “base”, al Sud si è passati dal 48% del 2023 al 44% di quest’anno. «Evidenziando una vera e propria emergenza nell’apprendimento», scrive l’Invalsi nel Rapporto. E alle medie, gli alunni meridionali che raggiungono la sufficienza in Matematica sono appena il 39%. Nemmeno 4 su 10. «Si confermano, in parte ampliate – si legge sempre nel Rapporto Invalsi – forti evidenze di disuguaglianza di opportunità di apprendimento nelle regioni del Mezzogiorno sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali, sia in termini di differenze fra scuole e, soprattutto, tra classi».
Un problema non di poco conto, soprattutto in vista dell’attuazione della legge sull’autonomia differenziata, che entra in vigore domani. Aspettando che il governo emani i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, che dovrebbero garantire la stessa qualità dei servizi su tutto il territorio nazionale.
«Non che fossero mancati appelli da parte degli esperti e allarmi in questi mesi – ricorda la vicepresidente della Camera e deputata del Partito democratico, Anna Ascani – ma quello che emerge dal Rapporto Invalsi non può essere ignorato, perché arriva direttamente dalle scuole. I divari nell’apprendimento nel nostro Paese esistono e sono ampi. Nascere al Sud o nelle isole ancora oggi vuol dire avere meno opportunità del resto del Paese. Abbiamo bisogno di rafforzare il nostro sistema di istruzione, che è uno dei fondamentali veicoli di uguaglianza. Non distruggerlo nei suoi principi fondanti: siamo preoccupati per ciò che si prospetta dopo l’approvazione dell’autonomia differenziata, una legge che amplia le disuguaglianze già presenti. Continueremo a dare battaglia nel Paese contro un chiaro disegno discriminatorio – conclude Ascani –. Questo governo e il ministro Valditara stanno creando un sistema di privilegi, nascosto dietro la bandiera del merito. Noi combattiamo per consolidare quello dei diritti».
Paolo Ferrario
Avvenire, 12 luglio 2024