UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Disforia di genere, psicoterapia e non farmaci»

Il Comitato nazionale per la Bioetica: la triptorelina solo se il percorso psicologico si rivela inefficace. Servono nuovi studi
17 Dicembre 2024

«La prescrizione della triptorelina avvenga esclusivamente a seguito della constatata inefficacia di un percorso psicoterapeutico/ psicologico, ed eventualmente psichiatrico». È la raccomandazione del Comitato nazionale per la Bioetica nel parere «sull’uso della triptorelina per disforia di genere nei minori». Una presa di posizione attesa per la complessità di una questione che coinvolge famiglie e ragazzi alle prese con incertezza sul proprio sesso, e con pressioni ambientali spesso insostenibili, e che nel mondo sta assistendo a un progressivo cambiamento di orizzonte: dalla spinta verso l’uso dei farmaci che bloccano la pubertà, nella convinzione che serva “congelare” lo sviluppo se c’è disagio sul genere cui ci si sente di appartenere, a un dietrofront piuttosto brusco davanti alle conseguenze che questi farmaci producono (e dei problemi che non risolvono davvero). «Considerata l’incertezza sul rapporto rischi/benefici del blocco della pubertà con triptorelina – aggiunge la nota riassuntiva del parere –, il Cnb auspica che le prescrizioni avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal Ministero della Salute».

Sull’uso dei bloccanti della pubertà somministrati ai minori si era espresso nei giorni scorsi il Ministero della Salute inglese che dopo un lungo processo di studio ha decretato il bando definitivo. Il governo di Londra aveva già deciso la chiusura del centro clinico londinese nel quale si usavano i farmaci bloccanti della pubertà.

L’orientamento del Comitato italiano è altrettanto prudente anche se non arriva ancora alle conseguenze tirate a Londra: «A seguito di audizioni di esperti e della valutazione della letteratura disponibile – si chiarisce – il Cnb ha evidenziato, in generale, l’insufficienza dei dati scientifici sull’uso dei bloccanti della pubertà e la necessità di irrobustirli. Di conseguenza, il Cnb sottolinea la necessità che il Ministero della Salute si faccia carico di finanziare studi clinici indipendenti, finalizzati a ottenere dati dirimenti sull’efficacia e sui rischi della somministrazione del farmaco, di qualità superiore rispetto a quelli già realizzati, i quali non appaiono adeguati all’obiettivo».

La terapia farmacologica adottata in alcune strutture come l’Ospedale Careggi di Firenze – al centro anche di un esame ministeriale – non è dunque fondata su evidenze scientifiche sufficienti. La sperimentazione dev’essere la strada maestra di qui in avanti: «Anche laddove avvenissero somministrazioni al di fuori delle sperimentazioni – precisa infatti la nota –, cioè nel caso di diniego del consenso o a seguito di specifiche valutazioni cliniche del medico che andranno sempre documentate, il Cnb raccomanda di seguire gli stessi criteri indicati per la sperimentazione, e che comunque tutti i dati siano sempre trasmessi a un apposito Registro dedicato. Questo anche alla luce del fatto che, al momento, i dati sull’uso della triptorelina riferiti dalle Regioni (cioè al suo uso nel periodo 2019-2023) risultano carenti e frammentari».

Nel dettaglio, sul parere si sono espressi a favore 29 componenti del Comitato, con 2 astenuti e un solo voto contrario. Due le dichiarazioni di voto aggiuntive che hanno raccolto la maggior parte delle adesioni. Secondo quella più rappresentativa (15 voti) occorre «limitato il ricorso alla triptorelina» e promuovere «studi risolutivi sul rapporto rischi-benefici, alla luce della tendenziale irreversibilità dei percorsi e della problematica del consenso informato». I membri del Cnb che hanno aderito a questa dichiarazione «ritengono eticamente non accettabile consentire di intraprendere transizioni di genere a minori».

Francesco Ognibene

Avvenire, 17 dicembre 2024