UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Disforia di genere, Londra cambia idea: «È fase transitoria»

Nuove linee guida improntate alla prudenza
28 Ottobre 2022

Le nuove linee guida sulla disforia di genere nei bambini non sono una mera correzione delle politiche adottate in Inghilterra negli ultimi undici anni. Sono un azzeramento. La bozza messa a punto dai tecnici del Sistema sanitario nazionale (Nhs England) rottama l’approccio “facile” ai bloccanti della pubertà importato dagli Stati Uniti per tornare a quello di “vigile osservazione” utilizzato nei primi anni 90. Una rivoluzione. Le anticipazioni del testo diffuse ieri ruotano attorno a un concetto chiave: nei minori l’incongruenza tra identità e sesso di nascita è una «fase transitoria» che «nella maggior parte dei casi non persiste nell’adolescenza».

Le nuove raccomandazioni, che saranno oggetto fino a dicembre di una consultazione pubblica, sono il seguito della decisione maturata a luglio di chiudere, entro la prossima primavera, la clinica londinese della Tavistock & Portman Foundation specializzata in problemi di identità di genere tra gli under 18. L’unica pubblica del Regno Unito. L’anno scorso un’indagine condotta al centro dalla pediatra Hilary Cass aveva portato a galla la mancanza di dati “coerenti” sulle transizioni eseguite e la superficialità con cui fattori come l’autismo erano stati valutati ai fini della diagnosi. La conclusione del rapporto preliminare (quella definitiva è attesa nel 2023) è che il modello Tavistock, scriveva Cass, «non è un’opzione sicura o praticabile a lungo termine».

La clinica, va ricordato, era finita nell’occhio del ciclone con il caso di Keira Bell, la 24enne pentita delle terapie ormonali che durante l’adolescenza, a 16 anni, l’avevano fatta diventare uomo. La de-transitioner aveva fatto causa ai medici denunciando carenza di consenso informato. L’Alta Corte le aveva dato ragione con una sentenza che, poi, è stata parzialmente ribaltata dal tribunale d’Appello. Il vaso di Pandora era però ormai scoperto. La bozza delle nuove linee guida spiega che il processo decisionale clinico finora adottato è fondato su «prove scarse e inconcludenti». L’approccio va dunque cambiato all’insegna dell’estrema cautela. Non solo con i farmaci. Anche la cosiddetta “transizione sociale”, per esempio il cambio del nome, «dovrebbe essere presa in considerazione solo quando necessaria ad alleviare o prevenire un disagio clinicamente significativo».

La stretta fa storcere il naso alle associazioni Lgbt britanniche. Il cambio di rotta si compirà l’anno prossimo quando, a raccomandazioni perfezionate e approvate, le competenze della Tavistock verranno trasferite a centri regionali.

Angela Napoletano

Avvenire, 27 ottobre 2022