UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Disagio giovanile, novità dal mondo universitario

A Roma Tre un master su “Umani e digitali, giovani generazioni, educatori di prossimità, i nuovi luoghi dell’educazione”
14 Settembre 2022

Risse per motivi di droga, esposizione alla criminalità ma anche atteggiamenti autodistruttivi, solitudine, mancanza di progetti. È così che il professor Vincenzo A. Piccione, pedagogista, docente all’Università Roma Tre, definisce la condizione giovanile prevalente, e proprio per contrastarla e rompere il silenzio e la distanza con le istituzioni e la società, ha voluto farsi promotore del master “Umani e digitali, giovani generazioni, educatori di prossimità, i nuovi luoghi dell’educazione”.

Il master, previsto presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione di Roma Tre, parte il 15 febbraio prossimo per concludersi il 14 febbraio 2024, è destinato a chi è in possesso di una laurea triennale, che sia a vario titolo coinvolto con la realtà dei giovani, come insegnante, educatore professionale, psicologo, assistente sociale, sociologo... Si delinea così, con 1.500 ore tra lezioni frontali e web-live, seminari e workshop, un anno di percorso per professionisti in grado di incontrare una popolazione giovanile invisibile, in difficoltà e senza prospettive di futuro (info: https://scienzeformazione.uniroma3.it/).

«È il momento di tornare ad abitare i luoghi dell’educazione perché non possiamo far finta di guardare e giudicare, passando poi oltre. La prossimità che invece il master propone agli studenti chiede all’educatore di concentrarsi sulla cura di se stesso e dell’altro». Ma quali sono gli strumenti per cui un giovane sa progettare un proprio futuro senza perdersi? «Oggi abbiamo perso intensità, significato – spiega Piccione –: tutto è permeato da superficialità, dalla scuola, alla strada, al web, alla famiglia. E invece il linguaggio deve recuperare il suo senso, perché le parole abbiano un valore e non siano solo un mezzo. Occorre insegnare ai ragazzi a leggere i fatti, commentare, scambiare idee.

Proprio per facilitare la comprensione del mondo giovanile, ad esempio, all’interno delle ore d’aula proponiamo l’esperienza con il casco per la realtà virtuale. Ma chiediamo anche di fare un passo verso i ragazzi là dove si trovano: tra i docenti c’è anche don Giovanni Carpentieri, educatore professionale che scende direttamente in strada, senza aspettare i giovani nei luoghi tradizionali». Il percorso formativo è «un’autentica novità nel panorama dell’offerta universitaria – conferma don Carpentieri – perché dietro c’è (e continua ad esserci) l’intento di ri-modulare la figura dell’educatore professionale e di tutti gli altri profili professionali afferenti al lavoro sociale a fronte di nuove sfide educative epocali, tra le quali quella di una realtà giovanile che sfugge sistematicamente alle nostre capacità relazionali sia di tipo istituzionale che, ancor di più, socio-educativo». Qualche segnale incoraggiante c’è. Cresce infatti – racconta Piccione – la voglia degli studenti di fare pratica nei luoghi più difficili del disagio e della sofferenza, come il carcere di Rebibbia e l’Ospedale Bambino Gesù, o i centri antiviolenza.

Onelia Onorati

Roma Sette, 11 settembre 2022