UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Disabili senza sostegno

L’Europa ora ci multa
18 Settembre 2020

Una sentenza all’unanimità della Corte europea dei diritti dell’uomo è destinata a creare un precedente pesante per l’Italia, condannata a non aver fornito una adeguata assistenza scolastica di sostegno ad una bambina di Eboli, in provincia di Salerno, affetta da una forma di autismo, nei primi anni della scuola primaria. I genitori della bambina erano stati costretti a provvedere privatamente al reclutamento di un insegnante di sostegno ma hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo il 24 novembre 2015. La Corte ha ritenuto che l’Italia debba pagare alla bambina 2.520 euro a titolo di danno patrimoniale, 10mila euro per danni non patrimoniali e 4.175 euro per costi e spese.

La Corte europea ha respinto le ragioni portate in giudizio dell’Avvocatura di Stato che motivava la mancata erogazione del trattamento differenziato sulla base delle restrizioni in termini di risorse previste in legge di stabilità 2011. Non solo, la Corte ha accertato la violazione dell’articolo 14 (Divieto di discriminazione), in combinato disposto con l’articolo 2 del Protocollo Addizionale n. 1 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Diritto all’istruzione), rilevando il carattere discriminatorio dell’omessa assistenza; in sostanza, l’assistenza scolastica invocata dai genitori della bambina sarebbe spettata di diritto, in accordo con le disposizioni normative vigenti, e la sua mancanza ha comportato per la minore «gravi conseguenze nei primi e fondamentali anni di scuola primaria».

Per una famiglia che ha ottenuto giustizia, tante altre sono ancora in attesa di vedere riconosciuti i diritti dei propri figli disabili. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat sull’inclusione scolastica, il 6% circa delle famiglie ha presentato ricorso al Tar per vedersi assegnate le ore di sostegno di cui i propri figli hanno diritto. Al Sud la situazione è drammatica, con il 10,2% dei nuclei costretto a presentare ricorso in Tribunale per vedersi garantito un diritto, quello all’istruzione, garantito dalla Costituzione.

Sempre secondo l’Istat, al 59% degli alunni disabili non è garantita la continuità didattica. Significa che, ogni anno, decine di migliaia di studenti cambiano insegnante di sostegno, dovendo ricominciare ogni volta da capo. Quest’anno, secondo la denuncia di Misos, l’associazione degli insegnanti di sostegno specializzati, questa fatica supplementare toccherà a oltre 70mila alunni disabili.

Avvenire, 17 settembre 2020