Si è svolta il 30 ottobre su base regionale la prova scritta per il concorso ordinario a Dirigente scolastico articolata in cinque quesiti a risposta aperta e in due quesiti in lingua inglese, tutti vertenti sugli ambiti disciplinari di cui all’art. 7 del DM di riferimento.
Qualche riflessione e una proposta.
La prova aveva come obiettivo la conoscenza da parte dei candidati di aspetti caratterizzanti la professionalità del dirigente scolastico, ma nella formulazione di alcuni quesiti è prevalsa la richiesta di presentare il dettaglio di alcune procedure più che l’interpretazione di competenze utili ad una leadership culturale e educativa. Il quesito n. 4, per esempio, relativo alla fruizione dei permessi brevi per il personale docente e ATA, è sembrato voler sondare più dei dettagli procedurali che un elemento inerente a una vision di scuola. La conoscenza dei passaggi e degli iter all’interno dei processi gestionali è certamente importante, ma nella prassi quotidiana del dirigente scolastico essa può essere sopperita dalla consultazione della documentazione e delle fonti del diritto e, con il passare del tempo, dall’esperienza e dalla creazione di protocolli interni. Anche nel quesito n. 3 il riferimento al trattamento economico è un tema che non sembra così centrale per la selezione di responsabili di scuola: si tratta di una conoscenza e di una prassi che si acquisirà e svilupperà sul campo.
Già nel bando del concorso i riferimenti a competenze pedagogiche, programmatiche e culturali non erano apparsi prioritari: solo nell’area D degli ambiti disciplinari vi è un’esplicita profilatura del dirigente scolastico come responsabile della organizzazione “degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all’inclusione scolastica, all’innovazione digitale e ai processi di innovazione nella didattica all’interno di un’adeguata progettazione pedagogica”. Di questa progettazione non c’è stata, però, alcuna traccia nei temi dei quesiti. Anche nei titoli dei volumi consigliati nella bibliografia contenuta nell’ambito disciplinare B si incontrano le espressioni “leadership educativa”, “leadership per l’apprendimento”, “leadership per l’innovazione”, ma sono prospettive che non sembrano evocate nei quesiti concorsuali.
Nell’impostazione dei quesiti è sembrata, dunque, prevalere l’immagine di un dirigente a cui si chiede di essere più attento alle procedure e al funzionamento che all’elaborazione di una vision di scuola e alla creazione di una comunità scolastica capace di accogliere le sfide complesse poste dalla società postmoderna e dai cambiamenti tecnologici della contemporaneità. Una visione di leadership più di tipo funzionalista in cui, come ricorda il titolo di un libro di Miguel Benasayag, si è più preoccupati di funzionare che di esistere. Pur nell’impossibilità di promuovere una visione di insieme delle competenze del dirigente scolastico in pochi sintetici quesiti, DiSAL evidenzia la preoccupazione per un’impostazione delle prove concorsuali che rischia di sostenerne un ruolo prevalentemente burocratico - amministrativo.
Infine, per prevenire contenziosi che hanno caratterizzato le ultime procedure concorsuali per dirigenti scolastici, DiSAL chiede al Ministero di emanare indicazioni alle Commissioni regionali del concorso affinchè adottino una medesima griglia di valutazione per la correzione della prova scritta e criteri di valutazione omogenei a livello nazionale per la valutazione della successiva prova orale. Parafrasando il Manzoni del “Fermo e Lucia” potremmo suggerire “Dimmi come mi valuti e capirò chi sono”: ne auspichiamo l’interpretazione più adeguata e trasparente nel prosieguo delle prove concorsuali.
Ufficio Stampa DiSAL