Passeranno alla storia come i diplomati della Didattica a distanza (Dad). Sono i diplomati degli ultimi due anni scolastici investiti in pieno dalla pandemia. Ma questo «passaggio alla storia» non sembra essere affatto indolore. Lo testimoniano due nuove indagini condotte proprio sul loro percorso di studi di questo ultimo anno e mezzo. E ancora una volta emerge chiara la «bocciatura» della Dad come strumento didattico strutturale. È così per i diplomati 2021 sondaggiati da Almadiploma (31.019 sui 37.051 che hanno conseguito il diploma), che ha reso noti i dati ieri nella Giornata internazionale dello studente (che si celebra ogni 17 novembre). Il 76,3% delle risposte definisce la Dad «dispersiva ». Non solo: sempre il 76,3% ritiene che «non sia migliorata l’effi- cacia dell’apprendimento dei nuovi argomenti». Quasi sette diplomati su dieci (il 68,9%) risponde che «gli argomenti trattati in Dad hanno richiesto maggior tempo per lo studio a seguito della minor efficacia e della mancata attenzione» nelle lezioni a distanza.
Non si discostano di molto neppure i risultati della ricerca condotta dai Centri di orientamento scolastico professionale e sociale (Cospes), legato al vasto mondo della scuola e della formazione professionale dei salesiani (Ciofs, Cnos Scuola e Fp). Anche in questo caso il 76,8% degli studenti intervistati (di età compresa tra i 14 e i 19 anni) «esprime un giudizio negativo e ritiene che la propria preparazione scolastica e il proprio rendimento siano peggiorati». Ma questa indagine non si ferma al solo aspetto didattico e cerca anche di andare più in profondità. Si scoprono in questo modo anche gli effetti che la Dad e le limitazioni imposte dalla pandemia, «hanno avuto sulla loro socialità e la sfera emotiva: sette ragazzi su dieci ritengono infatti che il periodo a casa da scuola abbia avuto e stia avendo ripercussioni negative sulla propria capacità di socializzare e sul propri stato d’animo e umore». Insomma, l’ennesima conferma che la scuola a distanza perde quella sua vocazione a essere luogo non solo di apprendimento di nozioni e saperi, ma anche di «socialità». E in alcuni casi la relazione diventa quella che passa attraverso lo schermo di un computer o di un cellulare, cancellando in molti l’interesse di un incontro in presenza. Una reazione probabilmente dovuta allo choc provocato da questa situazione impensabile e da una fragilità che adolescenti e giovani mostrano.
L’indagine condotta dal Cospes conferma inoltre che il ricorso alla Dad ha accentuato alcune disparità già presenti prima dello stop. In primo luogo sulla disponibilità degli strumenti informatici: un 3,3% del campione considerato non si è mai collegato. Non che per il resto sia stato semplice. Tra i punti critici indicati la presenza di più fratelli e un solo computer a disposizione (magari anche con i genitori in smartworking); la connessione internet instabile, problemi di concentrazione per tante ore davanti a uno schermo.
Un punto affrontato anche nel questionario di Almadiploma, che mostra come il 63,9% del diplomati 2021 abbia seguito le lezioni attraverso lo smartphone, sicuramente inadeguato per seguire una lezione. Non c’è da sorprendersi quindi se il 38,1% risponde che durante le lezioni siano stati attenti a fasi alterne, mentre un 38,2% risponde che «decisamente non sono riusciti a stare più attenti e a non distrarsi». Critici anche sull’efficacia dell’apprendimento di nuovi argomenti (il 39,5% 'più non che sì' e un 36,8% 'decisamente no') e sul possibile recupero (un 67,7% complessivo).
Dad «bocciata», ma scuola «promossa ». Entrambe le ricerche lo confermano. Il giudizio è positivo sullo sforzo messo in campo da scuola e docenti nell’emergenza.
Enrico Lenzi
Avvenire, 18 novembre 2021