I Colloqui di Camaldoli «hanno segnato e continuano a segnare la storia del dialogo ebraico-cristiano italiano». Lo ha sottolineato domenica scorsa il vescovo Stefano Russo, segretario generale della Cei, partecipando alla 41ª edizione di questa iniziativa intrapresa nel 1980 da dom Innocenzo Gargano e ora coordinata da dom Matteo Ferrari. E ha approfittato di questo prestigioso contesto per annunciare un importante progetto di collaborazione tra la Chiesa italiana e l’Ucei, l’Unione delle comunità ebraiche italiane, la cui intuizione è nata proprio a Camaldoli quattro anni fa.
In pratica, insieme alla promozione di proposte formative, alcuni Uffici della segreteria generale della Cei e dall’Ucei si sono impegnati nella produzione di schede riguardanti le nozioni fondamentali della tradizione ebraica da consegnare agli editori perché nella stesura dei nuovi testi gli autori «evitino il più possibile errori e distorsioni, superando in questo modo interpretazioni ambigue o scorrette spesso presenti attraverso tante semplificazioni e luoghi comuni». Ciò ha richiesto, ha spiegato il vescovo Russo, «un lavoro di analisi critica su alcuni testi già pubblicati, perché i nuovi testi per l’insegnamento della religione cattolica possano contenere quegli aggiornamenti e arricchimenti che i documenti scritti dopo la Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II hanno ormai reso indispensabili».
All’iniziativa hanno lavorato gli Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (Unedi), quello per l’Educazione, la scuola e l’università, nonché il Servizio per l’insegnamento della religione cattolica. A Camaldoli sono intervenuti i direttori degli Uffici, don Giuliano Savina (Unedi), il professor Ernesto Diaco (educazione) e il responsabile del Servizio, don Daniele Saottini. Presenti i quattro studiosi che si sono impegnati della stesura delle 16 schede programmate: il biblista don Angelo Garofalo e l’ebraista Natascia Danieli da parte cattolica e Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane, con la pedagogista Sonia Brunetti da parte ebraica.
Significativa e qualificata la presenza dell’Ucei. In sala c’erano l’assessore per scuola, formazione e giovani, Livia Ottolenghi, con Guido Coen, membro della Giunta. Da Gerusalemme si è collegata via streaming la presidente dell’Unione Noemi Di Segni, che ha elogiato il progetto ringraziando «monsignor Russo per quanto accolto dalla Cei e a tutto il team che ci ha lavorato». «Siamo – ha detto la presidente – nel pieno della festa di Chanukkà che ha proprio come significato la parola inaugurare e al contempo educare e questo doppio significato raccoglie esattamente il senso del progetto. Stiamo inaugurando un percorso che scontato non è dopo secoli e secoli di buio e antigiudaismo, e stiamo tracciando un percorso di educazione e di studio alla convivenza, per superare con senso di fiducia quel passato». «Lavoro – ha aggiunto la Di Segni – che non si ferma qui o al tavolo ma che deve proseguire nel dettaglio e diventare un sentire e fare quotidiano».
Il vescovo Russo da parte sua ha sottolineato come questo lavoro ha permesso all’Ucei e alla Cei, attraverso gli Uffici competenti, di collaborare insieme «crescendo nella conoscenza e nella fiducia reciproca: tutto ciò vale più di molti proclami». «Ci auguriamo – ha proseguito – che questa collaborazione possa continuare e crescere sempre più». Anche perché questa esperienza «è utile anche per altri ambiti che non sono solo quelli scolastici». Perché questa esperienza è «generativa in altri settori, portando una ricchezza di fiducia e di speranza che incoraggia a lottare e continuare a lottare perché la giustizia e la pace possano germogliare sempre più in una società assetata e bisognosa di esse».
Il segretario generale della Cei ha infine inquadrato il progetto delle schede per i libri di religione nel più ampio «processo pastorale» promosso dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo diretto da don Savina. Un processo pastorale che riguarda non solo l’ambito scolastico ma «tutti i settori della vita ecclesiale»: da «quella parrocchiale » a «quella delle varie realtà ecclesiali» fino anche «ai seminari dove vengono preparati i sacerdoti». Un processo che ha portato alla nomina di referenti di area regionali attenti alla dimensione ecumenica e interreligiosa. Così nelle sedici regioni ecclesiastiche italiane ad oggi ci sono 13 referenti regionali dell’area ebraismo «per promuovere nelle diocesi sia il dialogo e l’incontro con le comunità ebraiche presenti nei territori, sia la formazione delle comunità cristiane cattoliche per la corretta conoscenza delle radici ebraiche della nostra fede».
Gianni Cardinale
Avvenire, 7 dicembre 2021
(foto Laura Caffagnini)