Chi l’ha detto che le università prestigiose sono solo per i ricchi? La storia di Vee Kativhu, 23 anni, nata in Zimbabwe ma cresciuta a Birmingham, parla da sé. Figlia di un’immigrata, la giovane, ammessa prima a Oxford poi ad Harvard, è convita che chiunque possa accedere all’accademia di elité. E su You Tube, la piattaforma su cui posta i suoi video-consigli, spiega pure come si fa.
Il suo attivismo è dedito a incoraggiare i giovani di modesta estrazione sociale a “sognare in grande”. L’ispirazione che infonde affonda le radici in una vita non facile. Suo padre è morto quando aveva due anni. La famiglia, allora, viveva a Harare, in Zimbabwe. Non avendo la possibilità di mantenere da sola due figlie, la madre, vedova, fu costretta a partire per cercare lavoro nel Regno Unito. Vee e sua sorella rimasero a casa affidate alla cura occasionale di parenti e amici. Hanno riabbracciato la mamma dopo tre anni quando, pur non parlando una parola di inglese, l’hanno raggiunta Oltremanica.
La vivacità e la determinazione che trapelano dai suoi video online, visualizzati migliaia di volte, sono maturate sui banchi della scuola pubblica. «Quando ho raccontato a una mia insegnante che desideravo andare a Oxford – racconta – mi è stato risposto che quello non era un posto per noi». La sua domanda di iscrizione, resa possibile dai voti eccellenti conseguiti alla fine delle superiori, è andata invece a buon fine. È durante gli studi in archeologia classica e storia antica, lì, in uno dei campus più autorevoli del mondo, che è maturata l’idea della campagna che porta avanti ancora oggi: «Far capire che è illogica, nell’ambito dello studio universitario, la distinzione tra ricchi e poveri». Tra i rampolli benestanti che si è trovata a servire la sera al McDonald’s quando era di turno come cameriera per pagarsi l’abbonamento dell’autobus e i compagni di classe di Birmingham che, ridendo, le chiedevano se a Oxford mangiasse aragoste a colazione.
Le capacità non sono questione di accenti o modi di vestire. Le difficoltà, certo, ci sono. Ma, ammette, «possono essere superate, basta volerlo, lavorare sodo, sapere cosa fare». L’ambito della sua influenza digitale ruota attorno alle tecnicalità del mondo accademico, ai criteri di accesso ai corsi, alle opportunità sulle borse di studio. Senza trascurare gli aspetti pratici: come leggere 10 libri in quattro giorni, prepararsi agli esami in 12 mosse, mantenere alta la concentrazione, nutrire l’autostima. Ogni tanto sorprende i fan con qualche “fuori tema” come la presentazione della mamma, la donna, dice, «che mi ha insegnato a fare grandi sogni». Frequenti gli intermezzi con l’amica del cuore, Malala Yousafzai, la pachistana ventiquattrenne impegnata nella promozione del diritto all’istruzione delle ragazze che nel 2014 ha ricevuto il Nobel per la Pace.
Dopo l’annuncio della laurea a Oxford e, a seguire, di un master ad Harvard, Vee non ha avuto paura di mostrarsi in pubblico, in lacrime, per comunicare la bocciatura della sua proposta di dottorato in educazione all’università di New York. Le ambizioni e i sogni vanno vissuti, ha commentato, «come tutte le emozioni, anche la paura del fallimento e la delusione».
Angela Napoletano
Avvenire, 3 marzo 2022