Numquam satis viene da dire, non sono mai troppi i libri o gli strumenti di vario tipo che cercano di aiutare a trasmettere i contenuti della fede agli adolescenti, vero punto dolente della pastorale di oggi – in senso ampio, da quella che vede protagonisti i genitori, i sacerdoti, i catechisti o gli amici – passaggio cruciale per il futuro delle nostre comunità. Se poi il contributo è dato da chi lavora sul campo da anni e con risultati più che interessanti, accoglierlo con favore è ancora più scontato.
Parliamo nello specifico di un volume appena pubblicato dall’editore Cantagalli, Botta e risposta con i giovani, sottotitolo su sesso e altri argomenti scomodi (pagine 104, euro 15) firmato da padre Maurizio Botta e che inaugura una collana dedicata alle nuove generazioni e ai loro perché. In questa prima puntata l’editore ha raccolto da una serie di sacerdoti e catechisti amici domande vere, che si sentono porre frequentemente dai ragazzi con cui lavorano, e le ha girate, appunto, all’autore del libro.
Padre Botta, 49 anni, è prefetto dell’Oratorio Secolare San Filippo Neri e viceparroco a Santa Maria in Vallicella a Roma. Ma per il nostro tema valgono soprattutto i numerosi scritti che ha prodotto negli anni, dai titoli eloquenti – Adolescenti inafferrabili. Un itinerario per proporre la fede, Le domande grandi dei bambini. Itinerario di prima Comunione per genitori e figli (con don Andrea Lonardo), Sceglierà lui da grande ecc. – la sua esperienza di insegnante di religione nelle scuole e gli incontri formativi dal grande seguito che anima a Roma, “I cinque passi”.
Le domande sulla sessualità hanno uno spazio rilevante nel volumetto – domande come «Perché i preti che non sanno nulla di sesso vogliono dirci con chi dobbiamo andare a letto e quando?» o «Perché, se Dio ci ha concesso la possibilità di provare piacere, il piacere è considerato un peccato? », «Perché la Chiesa è omofoba? », «Perché la Chiesa dice di non masturbarsi?» – però il dialogo virtuale tra padre Botta i suoi interlocutori è molto più ampio e passa ovviamente per quei fondamenti su cui l’edificio dell’etica cristiana sta o cade. Ne prendiamo una in particolare, «Esiste l’inferno, esiste il diavolo?» in cui padre Botta, cerca di trovare un appiglio anche nell’immaginario di cui si nutrono i ragazzi di oggi. Dopo aver ricordato cosa dice Gesù a riguardo, nei Vangeli, spiega il sacerdote oratoriano: «Se non siete ancora convinti che satana e i demoni esistano, non diventerete mai ricchi! Provate a cercare su Netflix “satana” o “demoni”, e vedrete quanti film sono stati girati sul tema. Alcuni sacerdoti non parlano ormai più di satana e di tutta la sua banda, e da questo punto di vista rischiano di essere i peggiori laicisti; invece gli altri, sapendo benissimo che esiste il male e che esiste satana, continuano a farci soldi a palate.
Clive Staples Lewis nel suo stupendo libro Le lettere di Berlicche (che tutti dovrebbero leggere) dice che satana ama sia i laicisti, quelli che negano la sua esistenza, sia quelli che hanno un gusto morboso per lui. In un bellissimo film, L’avvocato del diavolo, che ho fatto vedere anche a mia sorella, Al Pacino, che interpreta la parte del diavolo in modo incredibile, fa capire come satana entri nella nostra vita in modo suadente, senza effetti particolari, come la coda, le corna: il diavolo nel film è uno di noi, un uomo normale con il suo vestito dimesso, che parla con naturalezza e conquista la fiducia e la vita del giovane avvocato interpretato da Keanu Reeves. Il demonio che preoccupa Gesù è questo, non quello che molto raramente si manifesta nelle possessioni demoniache. Satana ci tenta tutti».
Andrea Galli
Avvenire, 14 dicembre 2024