UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dal Congo a Cagliari grazie al corridoio universitario

L’arcivescovo Baturi: abbiamo sostenuto il sogno di questa ragazza che permette a lei di valorizzare le sue capacità e al suo popolo di godere della sua professionalità
21 Dicembre 2022

Dal Sudafrica in Sardegna per realizzare il suo sogno di diventare ingegnere elettrico. Bernice Kula-kula, 25 anni, è arrivata a Cagliari lo scorso 13 dicembre grazie al Progetto Unicore 4.0 (University corridors for refugees) – Corridoi universitari per rifugiati per iniziare il corso di laurea magistrale in “Computer Engineering, Cybersecurity and Artificial Intelligence”. Lei, originaria di Kinshasa, rifugiata in Sudafrica da quando aveva 8 anni con sua madre e suo fratello, all’Università di Johannesburg si è iscritta quattro anni fa, dopo aver messo da parte i soldi lavorando in un negozio locale, per studiare ingegneria elettrica. «In Congo vivevamo al buio, senza elettricità. Già da bambina mi divertivo a connettere i fili elettrici, mi piaceva la luce, perché rende più felici, dà la possibilità alle persone di vedere». Inoltre, «nel mio Paese di origine si pensa che le donne non possano fare questo lavoro, perché più adatto agli uomini: sto dimostrando che non è così».

Studentessa modello - tanto da vedere il suo progetto di ricerca, con la realizzazione di un apparecchio medico per aiutare a vedere le vene, definito come il migliore del 2021 dal Dipartimento di tecnologia ingegneristica elettrica ed elettronica dell’Università di Johannesburg - grazie alla borsa di studio dell’Acnur/Unhcr destinata a studenti universitari rifugiati meritevoli, ha potuto proseguire gli studi nell’Università cagliaritana: «La scelta del corso a Cagliari è nata con la pandemia, quando tutto si svolgeva online: internet dà la possibilità di mantenere le persone connesse, ma talvolta non è sicuro». Inoltre, «grazie all’intelligenza artificiale si possono costruire cose nuove, per aiutare le persone a vivere meglio e a semplificare loro la vita». Durante il suo percorso, una grande motivazione: «Se ci focalizziamo su qualcosa possiamo riuscire. Per me è un sogno che diventa realtà, ma anche un modo per ringraziare mio fratello, che ha lasciato gli studi per lavorare e aiutare mia madre, consentendomi di studiare. Vorrei costruire qualcosa di utile, acquisire sempre più competenze. Ringrazio Acnur/unhcr, la Caritas e l’Università di Cagliari».

Il tutto grazie a una Chiesa - attraverso la Caritas diocesana, il College Universitario Sant’Efisio e con il sostegno della Fondazione di Sardegna - in prima linea sul tema della mobilità umana.

«Siamo lietissimi di aver collaborato con l’Università - spiega l’arcivescovo di Cagliari monsignor Giuseppe Baturi - per realizzare il sogno di questa ragazza che permette a lei di valorizzare le sue capacità, e al suo popolo di godere della sua professionalità. Ciò è un’ulteriore conferma che bisogna favorire strade legali di ingresso perché l’accoglienza non può essere scissa dall’inserimento, da percorsi di studio, belli, credibili ed elevati». Inoltre, «un pensiero alle tante storie di uomini e donne che aspirano a un futuro migliore, a cui dovremmo poter rispondere in modo operativo e fattivo». Nelle precedenti edizioni, altri cinque studenti sono stati accolti dall’Università di Cagliari, da anni impegnata nell’accoglienza e nell’inclusione di studenti rifugiati, «attraverso diverse progettualità - spiega la pro-rettrice con delega all’internazionalizzazione Alessandra Carucci -: in questa quarta edizione, il Progetto Unicore si estende ad altri paesi africani, oltre all’Etiopia. Si tratta anche di un’opportunità di scambio interculturale e di sensibilizzazione dei nostri studenti su realtà diverse dalla loro».

Maria Chiara Cugusi

Avvenire, 21 dicembre 2022