Persone autentiche, con una marcia in più, dotate di quelle che oggi sono chiamate soft skills, quelle competenze «leggere» che però caratterizzano un individuo. Questi i ragazzi ospitati nelle strutture dell’Associazione collegi e residenze universitarie (Acru). Come spiega il presidente Angelo Giornelli: «Quello che accomuna le numerose realtà diffuse un po’ in tutto il territorio del Paese è un progetto educativo e spirituale che viene condiviso dagli studenti».
Perché il collegio non è soltanto un luogo dove dormire e mangiare, ma dove ci si forma e ci si prepara alla vita. Con un arricchimento straordinario ispirato ai valori cristiani. Un programma particolarmente importante e delicato in un momento di grande emergenza educativa. Questo aspetto è sottolineato da Giornelli che ricorda: «L’Associazione è nata dieci anni fa su proposta della Conferenza episcopale italiana. Le prime residenze sono sorte proprio nel mondo cattolico, prima ancora delle Opere universitarie. E qui si sperimentano esperienze che accrescono le competenze relazionali e insegnano cosa significa donare se stessi. Si impara a crescere attraverso le attività culturali, caritative, il coro, la musica, il teatro e lo sport. Si diventa capaci di ascoltare, di portare avanti progetti per lungo tempo e di accogliere». Perché lo scopo è una formazione completa, umana e religiosa. E sembra che proprio i più impegnati siano quelli con la media più alta.
Per verificare la bontà dell’iniziativa e misurarne l’efficacia prenderà il via in settembre un progetto di ricerca da parte dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo che verificherà scientificamente, nell’arco di 4-5 anni, quali sono i talenti che vengono potenziati all’interno delle strutture e come sono spendibili nel mondo del lavoro e nella società. Lo studio coinvolgerà un campione di studentesse e di studenti e catalogherà e descriverà le capacità acquisite. Con la prossima primavera saranno disponibili i primi risultati.
Chi lavora sul campo e ha il polso della situazione può già constatare come cambino i giovani ospitati, anno dopo anno. E che chi è stato un 'collegiale' si rivela nel tempo più sensibile e attento ai bisogni degli altri. «L’obiettivo è fare in modo che queste caratteristiche e doti siano riconoscibili sia per i ragazzi, sia per le famiglie» chiarisce Giornelli. Ad oggi le strutture operative sono 88 e accolgono quasi 10mila studenti, con una prevalenza in Lombardia e in Veneto. Una rete fatta di persone che ci mettono cuore e passione e che merita di essere valorizzata, conosciuta e apprezzata perché portatrice di princìpi fondamentali e premianti.
Giovanna Sciacchitano
Avvenire, 27 giugno 2018