UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dal bene sequestrato alla mafia risposta all’emergenza educativa

L’esperienza della cooperativa sociale Ripari a Milano
22 Febbraio 2021

Ci sono i ragazzi che non escono più di casa. «Quelli che in Giappone sono gli hikikomori e noi chiamiamo i 'ritirati sociali'. Una realtà in crescita, in quest’anno di emergenza Covid. Come i casi di depressione. E gli atti di autolesionismo». Poi ci sono i ragazzi «che le famiglie non sono riuscite a tenere in casa nemmeno quando il lockdownera più ferreo. Si incontrano con gli amici, fanno assembramenti, trasgrediscono le regole dell’emergenza, si mettono nei guai con le autorità». Ci sono i ragazzi che vorrebbero stare al passo con la scuola, «ma le famiglie non hanno le risorse economiche, tecnologiche, culturali, per un buon esito della didattica a distanza». E ci sono i ragazzi «che hanno abbandonato ogni percorso di studio e non hanno, né stanno cercando, un lavoro che oggi, per altro, è sempre più difficile da trovare». Intanto: «Nell’ultimo anno la violenza interna ai nuclei familiari è molto aumentata». Anna Brioschi è responsabile tecnica della cooperativa sociale Ripari, realtà legata alle Acli Milanesi. Ascoltare la sua incalzante testimonianza aiuta a mettere a fuoco le fatiche dell’avventura di crescere nei territori del Sud ovest milanese e restituisce alcuni tratti di quella «emergenza educativa» rilanciata nei giorni scorsi da una lettera dell’arcivescovo Mario Delpini.

«Con i nostri progetti siamo sostegno e riferimento per minori e famiglie nei Comuni di Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico, Cusago e Trezzano sul Naviglio – riprende Brioschi –. È un territorio difficile nel quale si intrecciano povertà economica, educativa e culturale, non di rado trasmesse da una generazione all’altra, e che l’emergenza Covid ha aggravato». Ebbene: «con le cooperative Lule e Koiné gestiamo, nel distretto di Corsico, il servizio di tutela dei minori, per vari motivi, segnalati dall’autorità giudiziaria e abbiamo in carico circa settecento famiglie. Solo come Ripari, invece, portiamo avanti un progetto fortemente sostenuto dalle Acli: Polo Ulisse, rivolto a minori dai 6 ai 17 anni, ospitato a Trezzano in una struttura sequestrata alla mafia. Qui offriamo, al pomeriggio, supporto ai compiti, attività educative, laboratori per sviluppare interessi, competenze e talenti con attività che vanno dall’arteterapia al rap alla boxe. Al mattino, in via sperimentale, abbiamo avviato una scuola bottega per ragazzi dai 15 ai 18 anni che hanno lasciato gli studi». Fra le altre iniziative targate Ripari: «Un centro pomeridiano per minori a Cesano; il progetto 'Antenne del Corsichese', per intercettare precocemente disagio minorile e povertà educativa; alcuni progetti specifici per i 'ritirati sociali'».

«Dopo due-tre mesi di chiusura, dal giugno scorso abbiamo riaperto tutto, in sicurezza – racconta la responsabile –. Fin dall’inizio avevamo capito che l’emergenza sanitaria si sarebbe trasformata in emergenza educativa e sociale. E da subito abbiamo cercato di dare sostegni diffusi, educativi e psicologici, sia in presenza sia a distanza. Il che ci ha permesso di 'intercettare' situazioni di violenza in famiglia. Abbiamo visto crescere la dispersione e l’abbandono scolastico, la fatica della convivenza forzata in alloggi inadeguati, il rischio di povertà per chi viveva di lavoro precario, saltuario, o non in regola, e l’ha perso. I poveri restano sempre più indietro. Ed emergono le fragilità dei nuclei con minori». Come affrontare questo scenario drammatico?  Organizzazione di comunità, si chiama il nostro modello sociale d’intervento – scandisce Brioschi –. Oggi più che mai c’è bisogno di costruire e consolidare comunità educanti, alleanze tra famiglia, scuola, istituzioni, società civile. Perché nessuno si salva da solo».

Lorenzo Rosoli

Avvenire, 20 febbraio 2021