Il Museo della Sindone di Torino non solo è uno spazio per conoscere e approfondire la storia del Telo custodito nel Duomo della città, ma anche luogo dove gli studenti di due istituti del capoluogo subalpino hanno potuto mettere alla prova le proprie competenze, applicare concretamente le materie apprese, sperimentarsi, vivendo uno stimolante percorso di alternanza scuola lavoro. In particolare sono state coinvolte una classe terza di 14 studenti grafici-pubblicitari dell’Istituto professionale statale 'Steiner' e due classi quarte dell’istituto di Grafica e Comunicazione Bodoni-Paravia.
I primi attraverso un protocollo di intesa tra il Museo, la Conferenza episcopale piemontese e l’Ufficio scolastico regionale sono stati impegnati su due fronti: la progettazione e realizzazione di materiale grafico e pubblicitario che ha portato all’elaborazione di manifesti pubblicitari del museo e pieghevoli in italiano, inglese e francese sui «luoghi della Sindone» a Torino e l’archiviazione digitale di testi presso il Museo stesso. Gli studenti del Bodoni hanno invece prodotto il nuovo segno iconico del Museo: il logo «Moods», crasi del «Museo della Sindone » proponendo vari studi e si sono anche cimentati in un breve video che descrive l’esperienza.
«Ritengo che sia importante per il Museo – spiega il direttore scientifico professor Nello Balossino – aprire le porte ai giovani in attività extra scolastiche che possono contribuire alla loro formazione nei confronti della società. Gli studenti sono stati coinvolti anche nell’attività di accoglienza dei visitatori e di sperimentazione di tecniche multimediali che hanno fornito loro la conoscenza di nuovi strumenti di comunicazione». Un’«alternanza » che ha consentito dunque ai ragazzi di mettere a frutto varie competenze: da quelle linguistiche a quelle più propriamente grafiche, a quelle informatiche, di acquisirne di nuove e di elaborare un rapporto con il pubblico e con un committente che potranno rappresentare un utile bagaglio esperienziale nell’ambiente lavorativo per il quale si stanno formando.
Federica Bello
Avvenire, 31 maggio 2018