UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Da una scuola dell’intelligenza a una scuola della persona

Con i lavori in sessioni parallele si è concluso il convegno nazionale di pastorale scolastica e Irc: “Ascolto e dialogo, i passi del cammino”
4 Maggio 2022

Dopo aver dedicato tempo e attenzione nei giorni precedenti agli interventi degli esperti e alle visite di approfondimento culturale, i lavori del Convegno nazionale dei direttori degli Uffici diocesani per la pastorale della scuola e l’IRC, si sono conclusi con i lavori in sessioni parallele.

“La scuola ha attraversato una lunghissima stagione di riforme nel nostro Paese lunga quasi vent’anni e oggi si trova ferma davanti a un bivio” ha ricordato il prof. Sergio Cicatelli, direttore del Centro Studi Scuola Cattolica, nell’aprire i lavori. Le strade che si aprono per l’immediato futuro, quindi, sono due: “Da una parte il ritorno dell’educazione, intesa come cura permanente della persona e della sua formazione”, ha precisato Cicatelli, “dall’altra la resistenza dell’amministrazione, ovvero continuare a guardare la scuola come una questione organizzativa, di mero ordine pubblico”.

Tra le questioni indice di un’eccessiva burocratizzazione ancora presente nella scuola, Cicatelli ha evidenziato “l’autonomia, le nuove tecnologie, i principi algoritmici nel reclutamento del personale” a scapito di “un necessario ricambio generazionale dei docenti, i più anziani d’Europa, da troppo tempo rimandato”. Tra le molte zone d’ombra, il sistema scolastico italiano mostra però anche qualche segno di schiarimento e di svolta verso il primato educativo: “Innanzitutto il rafforzamento delle cosiddette soft skill, le competenze non cognitive che possono aiutare nel passaggio tra una scuola dell’intelligenza a una scuola della persona”, ha evidenziato il Direttore del Centro Studi Scuola Cattolica, e quindi “il necessario passaggio da una valutazione degli studenti basata sui test, a una  più complessiva basata su un giudizio integrale dell’individuo”.

“Siamo in un momento in cui la scuola deve cominciare a mettere ordine nei suoi cassetti”, ha aggiunto Dino Castiglioni, delegato regionale della Liguria per la pastorale della scuola, “ma vi è una resistenza culturale al cambiamento evidente a più livelli”. “Si consideri solo”, ha rimarcato Castiglioni, “il calo dell’apprendimento durante la DAD a dimostrazione dell’efficacia ancora del rapporto frontale tra docente e discente, ma anche della mancanza di una formazione digitale omogenea, coerente e non a singhiozzo degli insegnanti”. O ancora: “La mancanza di adeguate risorse di tipo professionale ed economico che si unisce alla mancanza di un sistema organico nella valutazione dell’intero arco della scuola dell’obbligo”.

Castiglioni ha evidenziato l’importanza per il futuro di un docente professionista dell’educazione: “Una figura data per scontata, come se già esistesse, ma che è ancora tutta da definire, soprattutto nella prospettiva di una scuola sempre più interculturale”. Infine un passaggio focalizzato sull’insegnamento della religione cattolica: “Un tempo esso era presente perché i principi del cattolicesimo erano considerati come parte integrante della cultura del Paese. Da tempo, invece, si è trasformato così in una specie di materia alternativa”. Risultato dovuto a una semplificazione lineare dei programmi che rischia di mettere in discussione lo statuto stesso della scuola come agenzia formativa.

I lavori sono stati conclusi dal prof. Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università, che ha citato il Sussidio “Educare, infinito presente”: “Progettare la pastorale per la scuola richiede una conoscenza attenta e approfondita della realtà”, ha sottolineato il prof. Diaco, “frutto di un’attitudine all’ascolto e di una capacità di lettura originale e sapienziale delle cose. Il discernimento, più che una tecnica o un metodo, è un’arte, un’operazione dello spirito che si alimenta della Parola e della vita, che non teme la novità e il rischio e coltiva la speranza”. Un invito impellente, quindi, a “proseguire l’impegno e la testimonianza di tutti per un allargamento della vita della pastorale scolastica”.