UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Crocifisso in classe, atteso tra un mese giudizio della Cassazione

Ieri la discussione a sezioni unite sul caso di un professore umbro
7 Luglio 2021

Sarà resa nota solo con il deposito delle motivazioni della sentenza la decisione sul Crocifisso nelle aule scolastiche da parte della Corte di Cassazione, che ieri ha iniziato l’esame a sezioni unite di un ricorso in tal senso. Il tempo canonico per il deposito è di 30 giorni, ma può essere anche dilatato. L’udienza si è svolta senza la presenza delle parti - come consentito in periodo di emergenza sanitaria - ma con la presentazione di memorie conclusive della procura generale e della difesa.

La vicenda sulla quale la Suprema Corte è chiamata a pronunciarsi riguarda un docente di un istituto professionale di Terni che nel 2009 è stato sospeso per un mese, dopo aver sistematicamente rimosso il Crocifisso durante la propria ora di lezione, contravvenendo a una disposizione del dirigente scolastico basata sulla decisione dell’assemblea degli studenti. Nei due precedenti gradi di giudizio la sanzione era stata ritenuta non discriminatoria, perché «l’ordine di servizio era stato indirizzato all’intero corpo docente». Inoltre, i magistrati avevano ricordato il pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2011, secondo cui il simbolo «è essenzialmente passivo e la sua esposizione nel luogo di lavoro, così come è stata ritenuta non idonea ad influenzare la psiche degli allievi, a maggior ragione non è sufficiente a condizionare e comprimere la libertà di soggetti adulti e a ostacolare l’esercizio della funzione docente».

Il professore si è allora rivolto al giudice di legittimità. E la Sezione Lavoro ha rimesso il caso all’istanza superiore per la sua particolare delicatezza. Nel farlo, però, si è chiesta se non si potesse cercare una «mediazione tra le libertà in conflitto», consentendo la momentanea rimozione, definita «legittimo esercizio del potere di autotutela» da parte del docente. I giudici ricordano, poi, che l’esposizione non è «imposta da disposizioni di legge, ma solo da regolamenti». Nello stesso senso va il documento della procura generale della Cassazione, che, dopo aver sostenuto l’incompatibilità dell’obbligo di esposizione con la Costituzione, invita comunque a trovare un «ragionevole accomodamento» ed evitare soluzioni «autoritarie» quando si tratta di comporre conflitti che nascono nella «comunità scolastica». «Fallito il tentativo di ancorare sulla Costituzione e sulla Convenzione europea dei diritti umani la rimozione del Crocifisso, si prova ora una terza strada, basata soprattutto sul diritto dell’Ue, nelle sue prescrizioni antidiscriminatorie», commentava a maggio su Avvenire il giurista Filippo Vari. (G.San.)

Avvenire, 7 luglio 2021