UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Crescere è anche saper affrontare i mostri interiori

I giovani e il ruolo degli educatori
11 Dicembre 2024

Nel periodo della pandemia una mia alunna adolescente scriveva le sue paure su un tema, dichiarando paradossalmente che almeno di quelle si sentiva sicura. Riuscire a elencarle era stata una fatica, perché per la prima volta aveva dato un volto a dei mostri che a lungo erano rimasti solo nella sua mente: non essere abbastanza, rimanere sola, non essere capita, non sapersi adattare, non essere felice, non raggiungere i propri obiettivi, non sapersi adattare alle situazioni, essere una delusione per sé stessi e per gli altri, perdersi nel buio e non riuscire a ritrovare più una luce, non godersi a pieno la vita, non riuscire a comunicare con gli altri, fallire in qualsiasi ambito, non riuscire a realizzarsi quotidianamente, perdere il proprio punto di riferimento, diventare grandi dimenticandosi di ciò in cui si è creduto, quale futuro? Questi mostri non li aveva mai raccontati veramente a qualcuno, perché preferiva che restassero a bada nella loro area riservata: «Allora ho deciso di svelarli una volta per tutte a me stessa – affermava Gloria - senza esclusione di colpi! Pur di non fare i conti la mia zona d’ombra, ho preferito circondarmi di amici, per distrarmi anche al solo pensiero; ma una volta tornati a casa che si fa? Ti aspetta il silenzio, lì a fianco al letto, unico vero amico per fare pace coi propri demoni. Da noi ragazzi gli adulti si aspettano maturità e controllo: quello che non sanno, però, è che nascondiamo troppo bene la nostra fragilità. A furia di giocare a nascondino da bambini, siamo diventati abili a non far trapelare nemmeno un segno di cedimento. Quando un compito va male, un amico ti tradisce, il tuo amore non è corrisposto, sentiamo quel magone che sale fino alla gola e la stringe forte forte, ciò nonostante, non riusciamo a parlarne. Preferiamo farci logorare fino alle lacrime, con il silenzio come sottofondo, ma con un gran casino in testa. Ci nascondiamo insieme alle nostre paure, cosicché non ci trovino, nessuno possa venirne a conoscenza; tutti alla fine un po’ si arrendono, se ti sei nascosto bene. Gli unici che possiamo uscirne fuori siamo noi stessi, alzandoci finalmente dal letto mano nella mano con l’oscura nemica».

Oggi Gloria è una brillante universitaria fuori sede che certamente ha affrontato e sta affrontando quelle 16 paure che di certo non sono poche con una consapevolezza diversa e nuova, mentre vive il tempo della giovinezza. Alcuni dei suoi mostri sono pure i nostri, che da adulti abbiamo “strumenti” in più per capirli e affrontarli; invece da bambini, da ragazzi e da adolescenti appaiono troppo grandi e imbattibili soprattutto se – pur finita la pandemia – si trovano soli anche in un contesto non più di relazioni a distanza e isolati dentro sebbene connessi fuori.

Mi ha sempre colpito la frase dello scrittore britannico Chesterton che recita: «Le favole sono più che vere; non perché raccontano che esistono i draghi, ma perché ci dicono che i draghi possono essere sconfitti». Draghi, mostri, paure incombono sempre, dunque dobbiamo chiederci se ancora oggi c’è nelle “terre dell’educazione” chi ha tempo, voglia, desiderio, passione e vocazione di raccontare quelle favole liberanti, magari mostrando senza timore o vergogna, nella verità, le normali ferite frutto della lotta.

Marco Pappalardo

Avvenire, 10 dicembre 2024