UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una Chiesa che investe nelle relazioni

Daniela Noris (Bergamo): i ragazzi chiedono una scuola che educhi ai valori e proponga orizzonti di vita buona da vivere insieme
21 Settembre 2020

In occasione dell’uscita del Sussidio “Educare, infinito presente”, elaborato dalla Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università a conclusione del decennio sull’Educare alla vita buona del Vangelo, abbiamo rivolto alcune domande a Daniela Noris, direttore dell’Ufficio per la Pastorale scolastica della Diocesi di Bergamo.

In base alla sua esperienza, quali attenzioni o aspetti manifestano al meglio l’amore e l’impegno della Chiesa per la scuola? C’è un’esperienza o un’iniziativa in particolare che vuole segnalare?

La Chiesa ama la scuola quando offre ciò che essa è e ha, al fine di concorrere al bene dei bambini e dei ragazzi. Nell’accostarsi alla scuola, la Chiesa è chiamata ad una fedeltà al nostro tempo e a una riflessione sulla crisi che investe l’Europa e i paesi occidentali; una crisi caratterizzata in particolare da due cambiamenti in atto che investono oggi le nuove generazioni: l’accentuazione del compito del singolo nell’autorealizzazione di sé e la perdita di fiducia in quello che il cardinale Angelo Scola ha definito: “Un universale concreto antropologico che renda possibile la comunicazione tra uomini portatori di mondovisioni differenti”. Per quanto riguarda le esperienze, Bergamo è stata colpita dalla pandemia Covid-19 in modo particolarmente sferzante e le ferite sono ancora aperte. Il Patronato S. Vincenzo e la Diocesi di Bergamo hanno organizzato tre serate in streaming durante le quali si è affrontato il tema del trauma e sono stati consegnati strumenti operativi preziosi per gestire le lezioni a distanza in quelle difficili settimane di lockdown. A fine agosto abbiamo ripetuto la proposta in vista della riapertura delle scuole.

Quali sono le sfide e i temi più rilevanti per la scuola di oggi a cui anche la Chiesa può dare un contributo?

In questo momento la sfida educativa è il tema della corresponsabilità. La scuola può offrire le esperienze nelle quali bambini e ragazzi, accompagnati dagli insegnanti, incontrano le realtà dove in gioco è la dignità della persona e il rispetto per chi è più fragile o sono a rischio la libertà, la pace, la sostenibilità. Dalle esperienze di convivenza tra loro e di incontro con il diverso, nascono frutti inaspettati e duraturi di verità! Gli insegnanti hanno bisogno di essere accolti e capiti: sentono l’esigenza di ricevere gli strumenti giusti attraverso una formazione di qualità, per vivere la relazione con i bambini e i ragazzi con serenità e competenza. Su questo aspetto la Chiesa può essere evangelica: rende un servizio prezioso alla scuola e innesca un processo di ripensamento continuo sui fondamenti del nostro agire.

Come pensa che il sussidio possa aiutare le comunità cristiane a rafforzare il rapporto tra le realtà ecclesiali e le scuole?

Il sussidio ci ricorda l’importanza dell’investimento della Chiesa nelle relazioni. Anzitutto con gli insegnanti di tutte le discipline e in particolare di religione. Poi con gli studenti. I ragazzi chiedono una scuola che educhi ai valori, che proponga orizzonti di vita buona attraverso relazioni con adulti che siano per loro tutor dei loro passi iniziali e che incoraggino quelli successivi. Infine con le comunità locali e territoriali nella decifrazione e comprensione dell’appello dell’oggi e nel proporre e ospitare le esperienze degli studenti.