UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Stabilire un rapporto di empatia privo di pregiudizi

Don Francesco Rinaldi (Napoli): la nostra Chiesa si è messa in ascolto delle famiglie degli studenti per allacciare un dialogo costruttivo
9 Ottobre 2020

In occasione dell’uscita del sussidio “Educare, infinito presente”, elaborato dalla Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università a conclusione del decennio sull’Educare alla vita buona del Vangelo, abbiamo rivolto alcune domande a don Francesco Rinaldi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale scolastica della Diocesi di Napoli.

In base alla sua esperienza, quali attenzioni o aspetti manifestano al meglio l’amore e l’impegno della Chiesa per la scuola? C’è un’esperienza o un’iniziativa in particolare che vuole segnalare?

Ho sempre colto da parte della Chiesa nei riguardi della scuola un amore e soprattutto una fiducia per la sua capacità di trasmettere valori fondamentali come la crescita e la dignità della persona, la giustizia e la pace. Questa fiducia si traduce nel compito di aiutare la formazione delle giovani generazioni in cui la Chiesa riconosce la presenza del germe del Regno veniente. Tra le esperienze della diocesi di Napoli che vorrei segnalare c’è il tentativo di impostare un dialogo costruttivo tra Chiesa, scuola e famiglia. Come Chiesa e come scuola abbiamo provato a metterci in ascolto delle famiglie degli studenti, stabilendo con esse un rapporto di empatia privo di pregiudizi. In una seconda fase abbiamo provato a mettere in dialogo soprattutto i docenti con i genitori dei nostri ragazzi, cercando di far emergere gli obiettivi comuni che caratterizzano il lavoro educativo dei genitori e degli insegnanti, senza sottovalutare eventuali visioni discordanti.

Quali sono le sfide e i temi più rilevanti per la scuola di oggi a cui anche la Chiesa può dare un contributo?

La sfida più rilevante per la scuola di oggi è di certo quella di evitare di essere un’istituzione esclusivamente ancorata all’istruzione: insomma, non si tratta solo di trasmettere dei contenuti culturali ma di consegnare un metodo critico che consenta alle nuove generazioni di orientarsi nella vita e diventare uomini e donne dal pensiero “forte”.  Dalla lettura del documento della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, vorrei estrapolare uno degli elementi che mi sembra fondante, ovvero l’esigenza che la Chiesa collabori con le altre agenzie educative. Senza questo contributo, pur nel rispetto di una sana laicità, priveremmo le istituzioni scolastiche e gli stessi nostri ragazzi di valori fondamentali per un corretto sviluppo della personalità: incremento del senso di responsabilità, formazione di affetti sani, acquisizione dei sentimenti di compassione e di solidarietà.

Come pensa che il sussidio possa aiutare le comunità cristiane a rafforzare il rapporto tra le realtà ecclesiali e le scuole?

Ho apprezzato in modo particolare il terzo capitolo di questo documento: “Progettare la pastorale per la scuola”, una raccolta di esperienze sul campo che sono di grande aiuto per rafforzare il rapporto tra la Chiesa e le istituzioni scolastiche. Penso pure alle molteplici e coraggiose iniziative che alcune diocesi hanno posto in essere: per esempio alla “settimana dell’educazione”, proposta rilanciata dallo stesso pontefice Francesco, che non si struttura semplicemente come un coacervo di eventi, ma come un tempo limitato nel quale la Chiesa chiama a raccolta la comunità credente. È proprio quest’ultima che deve sentirsi interpellata a prendersi cura della scuola, riconoscendo soprattutto all’associazionismo cattolico una capacità di intervento propria e specifica.