Dalla cosiddetta “madre virtuale” alla paternità simbolica, dall’alleanza scuola-famiglia al limite tra pubblico e privato, dalla destrutturazione del tempo alla costruzione di un super Io, molteplici sono stati i temi toccati dal seminario del 13 giugno 2019 “Crescere nella Babele dei messaggi educativi” promosso dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia, l’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, l’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni. L’intento: intercettare nuove strategie educative per la web generation.
«È una generazione che partecipa, mescola, tagga, crea discussioni, produce una propria identità fatta delle storie che è capace di raccontare, ma che rischia un dannoso isolamento», evidenzia Massimiliano Padula, uno dei due relatori del seminario e docente incaricato di Sociologia e Comunicazione presso l’Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense.
«Ecco allora», ha rimarcato Padula, «la necessità di estendere l’educazione mediale dalla dimensione delle aule o dei convegni alla quotidianità di noi stessi in quanto media, una sorta di Meducazione come disciplina dell’anima dell’umanità mediale per affrontare con consapevolezza la nostra quotidianità intessuta di pratiche digitali: comunicare, produrre, rappresentare, giocare, studiare, informarsi».
Sui pericoli dell’isolamento che rischiano i nativi digitali si è soffermato a lungo anche il Prof. Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta autore di numerose pubblicazioni sul ruolo genitoriale: «Siamo nell’epoca di internet e dei social che hanno innescato processi di adultizzazione dell’infanzia in cui bambini sempre più soli subiscono l’influenza della rete e il potere orientativo dei coetanei» ha osservato.
«Il risultato», ha proseguito Lancini, «è che l’arrivo dell’adolescenza coincide con il tardivo tentativo da parte dei genitori del recupero di norme, limiti, paletti ormai impossibili da piazzare. In altre parole, all’adultizzazione dell’infanzia segue un’infantilizzazione dell’adolescenza».
Come si deve regolare un adulto davanti a tutto questo? «Non serve tentare d’incutere paura, tantomeno mortificare i ragazzi. Piuttosto, educare al fallimento, aiutare a tollerare il dolore della crescita, contrastare l’individualismo imperante, rinunciare all’eccessivo investimento sul sé dei propri figli», risponde Lancini.
Ricchi e numerosi anche gli spunti offerti dalla platea dei partecipanti impegnati nei lavori di gruppo. «Più che mai occorre oggi ripartire dalla formazione dei genitori attraverso relazioni con i propri figli anche asimmetriche, ma autorevoli. Mentre gli insegnanti devono recuperare uno sguardo di custodia dei ragazzi impegnati nelle loro dinamiche di gruppo sui social», ha stigmatizzato Barbara Baffetti, pedagogista e responsabile del Progetto “Rispettiamoci”.
L’importanza che può assumere lo sport come esperienza del limite, del sacrificio, della fatica e della domanda di disciplina è stata evidenziata da Daniele Pasquini, Incaricato per la pastorale del Turismo, Tempo libero, Sport e Pellegrinaggi della Conferenza Episcopale del Lazio.
«Dobbiamo essere più coscienti che tutto ciò che facciamo con il digitale online rappresenta una comunicazione pubblica, con il rischio di diventare tutti, adulti e ragazzi, piccoli personaggi pubblici piuttosto che grandi persone nel privato», ha invece stigmatizzato Maria Grazia Colombo del Forum delle associazioni familiari.
Sulla necessità di considerare le alterazioni dei paradigmi di spazio-tempo e la percezione di corpo-mente per lanciare proposte educative realizzabili si è soffermata, infine, Teresa Ventimiglia, Membro della Commissione regionale per la famiglia dell’Emilia Romagna.
L’evento – primo di tre appuntamenti di avvicinamento al Convegno Nazionale di marzo 2020 “Educare ancora, educare sempre” – si è quindi concluso con l’auspicio di S.E. Mons. Mariano Crociata, Presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università a: «Mettere in circolo esperienze e percorsi che aiutino e accompagnino le attuali generazioni in una crescita della loro umanità in una prospettiva di speranza».