UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Costruire relazioni autentiche, la «formula» per ripartire

La Pastorale universitaria di Albano offre un percorso di amicizia e condivisione. «Un modo per superare le barriere e guardare al futuro»
19 Gennaio 2022

La pandemia ha scardinato certezze e abitudini ritenute spesso scontate. I giovani, però, non hanno perso la voglia di guardare al futuro. Questo è il frutto nato dall’esperienza della pastorale universitaria promossa dalla diocesi di Albano. «Sono lo studio, la cultura, la formazione, il compito missionario, il poter crescere seguendo Gesù, ciò che lega tra loro questi giovani di diverse nazionalità», racconta don Nicola Riva, responsabile dal 2014 della Pastorale universitaria, promossa dall’allora presule Marcello Semeraro e che l’attuale vescovo Vincenzo Viva ha voluto da subito incontrare in occasione della Marcia per il Creato. Due le parole che i giovani si portano sempre dietro: tempo e relazione. Sono quelle marce in più che li spingono a ripartire, nonostante le difficoltà.

Ester Vecchia, studia Medicina a La Sapienza di Roma e racconta che ha sfruttato tutte le occasioni possibili per incontrare i suoi colleghi di università. È andata a tutte le lezioni che poteva frequentare in presenza. «Ora faccio più caso a sfruttare ogni momento per andare verso l’altro e vedere i miei amici – racconta –. Prima della pandemia invece davo per scontata la mia quotidianità».

Helena Lanza, studia Antropologia sempre a La Sapienza e da questo periodo di sofferenza sta scoprendo la bellezza di «coltivare rapporti più seri per accompagnarsi a vicenda». Silvia Minotti, invece, sta frequentando il corso in Scienze infermieristiche all’ospedale San Giovanni di Roma. Secondo lei «è importante tenere a mente che tutto serve, anche le cose che sembrano peggiori hanno una loro ragione. Nel ripartire tutti dovrebbero ricordare il senso di vicinanza che la pandemia ci ha insegnato».

Per il futuro architetto Anna Spallanzani, in formazione all’università La Sapienza, è difficile affrontare questo momento di pandemia. «Però – dice –, la cosa che mi ha dato tranquillità e mi sta permettendo di ripartire con fiducia è l’amicizia profonda che ho trovato in molti miei coetanei della Pastorale universitaria. Avere la certezza che ci sono persone che ti vogliono bene e sono legate a te non per il semplice fatto di frequentare il tuo stesso ambiente, mi ha dato un motivo in più per tornare in ateneo». Luis Orellana arriva da El Salvador, la sua passione è la musica e studia al conservatorio Santa Cecilia di Roma. Per lui ripartire significa «avere amici che mi facciano uscire da me stesso, andare verso l’altro, una compagnia che mi sostiene e conforta in tutti gli impegni e aspetti della vita per non rimanere chiuso nella mia bolla».

A Veronica Borghi, studentessa di Lingue a La Sapienza, questa esperienza ha insegnato che ripartire vuol dire cambiare prospettiva, cioè «non guardare più alle proprie pretese o a come vorrebbero gli altri che fosse la mia carriera, ma acquisire uno sguardo nuovo su tutto e su tutti senza cadere in pregiudizi. Questo è un tipo di sguardo che non si ferma alle apparenze, ma che va in profondità per ascoltare il desiderio di felicità che c’è in ognuno».

Costantino Coros

Avvenire, 19 gennaio 2022