Napoli all’avanguardia nella cura del disagio degli universitari. Come hanno, purtroppo, confermato recentissimi casi di cronaca, stress, ansia di prestazione e aspettative dei familiari sono un mix doloroso da sopportare per troppi studenti. E alcuni decidono anche di farla finita. Bastano alcuni dati per comprendere l’entità del problema: il 59% degli studenti universitari e delle scuole superiori dichiara di soffrire di disturbi di ansia, il 76% si sente demotivato, il 57% prova un senso di solitudine. Sono alcuni dei dati emersi da un’indagine condotta su un campione di 30mila studenti dall’Udu (Unione degli universitari italiani) e dalla Rete degli studenti medi (associazione che raggruppa gli studenti delle scuole superiori di secondo grado italiane), con la collaborazione di Spi-Cgil.
Altri dati forniti da un recente sondaggio diffuso da Skuola.net consentono di completare il quadro sul disagio dilagante: uno studente su tre ha mentito sul suo percorso universitario; tra questi, uno su sei lo fa stabilmente; il 72% confessa che genitori, parenti e amici non hanno un’idea precisa dell’andamento dei propri studi. Ma il dato più preoccupante è costituito da quel 25% che, se scoperto, confessa di poter finire in uno stato di disperazione e di pensare al suicidio o comunque a un gesto eclatante.
Così, settanta atenei italiani già dispongono di centri di supporto per i propri studenti. Una delle prime università italiane a dotarsene è stata, appunto, la “Federico II” di Napoli, dove ha sede il Centro Sinapsi. Qui, ogni anno accademico giungono in media 4mila richieste di aiuto. Oltre il 90% di quelle rivolte allo sportello dedicato alle emergenze proviene non dai diretti interessati, ma da familiari e amici dello studente che vive il momento di disagio. Proprio nella principale università napoletana è maturata l’ultima tragedia che ha sconvolto la comunità studentesca italiana: il suicidio di una giovane che aveva annunciato a casa l’imminente laurea, ma che invece doveva ancora sostenere un esame. «Oggi – sostiene il rettore dell’ateneo napoletano, Matteo Lorito – gli studenti sono più esposti di un tempo al giudizio della società. In più, sono costantemente preoccupati dal post-laurea: lo spettro di finire fra i disoccupati o i sottoccupati li spaventa a morte. Il senso di competizione è poi aumentato di molto. Ma deve essere chiara una cosa: il giudizio sulla performance universitaria non è un giudizio sulla persona».
L’esperienza del Centro Sinapsi e degli altri centri di supporto psicologico presenti nelle università italiane punta a essere reso strutturale da una proposta di legge recentemente presentata in Parlamento da Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi-Sinistra), Elisa Pirro (M5s), Rachele Scarpa e Nicola Zingaretti (Pd). Il provvedimento punta all’istituzione di un presidio psicologico in ogni scuola e in ogni università italiane. «Questo – hanno dichiarato i suoi promotori – è l’inizio di una battaglia più ampia. Serve un piano chiaro, investimenti e personale. Il Sistema sanitario nazionale oggi non è in grado di accogliere questa nuova richiesta di assistenza, manca anche la rete per intercettare il problema. Ecco perché è fondamentale partire dai luoghi dell’istruzione per iniziare a costruire. Da lì è partito il grido di allarme e da lì dobbiamo iniziare a dare risposte per tutelare il benessere di tutta la società».
Antonio Averaimo
Avvenire, 31 marzo 2023