UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Così le elementari hanno tenuto

Tra le ragioni dei buoni risultati della primaria, il peso meno determinante degli apprendimenti via computer e la riforma avviata negli anni scorsi
16 Luglio 2021

La scuola primaria tiene, le Elementari non rimangono indietro e riescono a garantire risultati analoghi a quelli riscontrati nel 2019. E questa è forse l’unica notizia positiva che emerge dai test Invalsi 2021. La pandemia da Covid-19 e la conseguente Didattica a distanza, con i relativi disagi che hanno comportato, sembrano infatti non aver inciso particolarmente sui gradi di apprendimento degli alunni delle cinque classi del primo ciclo d’istruzione.

Ma ecco la situazione nei dettagli. Per quanto riguarda l’italiano, al termine della seconda e quinta elementare vengono riscontrati livelli di apprendimento molto simili in tutto il Paese con un leggero incremento del numero degli allievi che si trovano nei livelli più alti di risultato. Per matematica, invece, si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo rispetto a due anni fa e una piccola riduzione del numero degli alunni che raggiungono risultati buoni o molto buoni.

Restano buoni, quasi in tutte le classi, i risultati d’inglese. Il 92% degli alunni di quinta elementare raggiunge il prescritto livello A1 del QCER (Quadro comune europeo di riferimento) nella prova di lettura ( reading) e l’82% nella prova di ascolto ( listening). Al Nord e al Centro i bambini che raggiungono il livello A1 di reading sono circa il 90%, mentre al Sud circa l’85%. Per il listening, invece, gli allievi che si collocano al livello A1 sono l’87% al Nord e al Centro, mentre circa il 77% al Sud. Già a partire dal ciclo primario, in italiano, in inglese e ancora di più in matematica si riscontra – rileva il Rapporto – una differenza dei risultati tra scuole e tra classi nelle regioni meridionali. Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi. E questo conferma il quadro generale emerso dalle prove Invalsi anche nelle scuole degli altri ordini e gradi.

Ma quali possono essere le ragioni della “resistenza” manifestata dalle Elementari rispetto al sensibile peggioramento registrato negli altri livelli di scuola? Le implicazioni per i più piccoli costretti a casa dal lockdownsarebbero state diverse e meno pesanti: hanno potuto fare scuola a casa, più aiutati da mamma e papà nei compiti e nel seguire le lezioni, con la Didattica a distanza che avrebbe svolto, quindi, in questo caso, un ruolo meno determinante.

Ma il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ieri, durante la presentazione del Rapporto Invalsi ha commentato: «Non sono convinto che la scuola primaria abbia funzionato meglio delle altre per la maggiore presenza dei genitori. Il risultato è stato migliore perché sulla primaria abbiamo agito di più con una riforma profonda in questi ultimi venti anni», una riforma «che l’ha resa inclusiva, aperta e capace di cogliere differenze di fatto». Secondo il ministro, comunque, i dati Invalsi devono essere utilizzati per la rimessa in movimento complessiva della scuola, «a partire dal rilancio di un rapporto costante e coerente con le famiglie» e da interventi per potenziare mense e palestre. «Miliardi predisposti per una scuola aperta, diffusa, inclusiva, nazionale e affettuosa dove si costruiscono gli affetti di una comunità», ha rimarcato Bianchi. L’augurio è che i ragazzi «sentano il loro gruppo come un pezzo della cura degli altri e del sé». Che la scuola sia il luogo «dove bambine e bambini ritrovino la loro appartenenza ad una nazione, nell’aggregazione e nella partecipazione».

Fulvio Fulvi

Avvenire, 15 luglio 2021