UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Così la Chiesa cambia e si “alleggerisce”

Dopo la prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, prosegue il cammino nel segno della condivisione e della speranza
19 Novembre 2024

Se la Chiesa deve cambiare per continuare a parlare al mondo, allora deve anzitutto pensare a come trasformare se stessa, senza chiedere che a mutare siano prima gli altri. Ecco perché oggi alla comunità cristiana «è richiesta una dieta, è chiesto di liberarsi da pesantezze che la affliggono»: per farlo si tratta di seguire lo stile emerso negli ultimi tre anni col Cammino sinodale. È l’arcivescovo Erio Castellucci, vicepresidente della Cei e presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, a dire come guardare avanti dopo la Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, che ha visto mille delegati dalle 226 diocesi italiane convenire a Roma nella Basilica di San Paolo fuori le Mura fra venerdì e domenica scorsi. Lo ha fatto chiudendo i lavori, al termine della restituzione del confronto ai cento tavoli e degli interventi dei delegati. «L’organizzazione di questo evento – ha affermato – è già di per sé esperienza di Chiesa sinodale». L’auspicio è che questo stile fatto di ascolto, dialogo, partecipazione, incida profondamente nelle diocesi. L’esperienza sinodale, ha concluso Castellucci, «ci ha abituato a scrutare le pieghe della nostra storia, cogliendo con umiltà sia le ferite dentro e fuori la Chiesa, sia i raggi di speranza e di vita, che abitano il quotidiano delle case e delle strade e che spesso restano sepolti sotto la coltre delle cattive notizie».

Ora è tempo di guardare avanti: lo hanno ricordato i mille delegati nel messaggio inviato al Papa e letto dal cardinale Matteo Zuppi (si veda box in pagina) in risposta alle parole che lui stesso aveva mandato all’inizio dei lavori. Per il presidente della Cei a Roma si è respirata una «sobria ebbrezza». Consapevoli delle ferite del mondo, certo. «Tuttavia non dobbiamo avere paura di essere contenti, di provare questa gioia, semmai dobbiamo avere paura di perderla». All’Assemblea sinodale «forse non abbiamo capito tutto, ma proviamo ebbrezza per questa esperienza di Chiesa, per una Chiesa con le ammaccature che non abbiamo nascosto, ma anche capace di esprimere maternità ad esempio verso i fragili e verso gli ultimi». E i poveri, ha ricordato Zuppi inserendosi così nella celebrazione della Giornata mondiale del povero, è la «prima attenzione» chiesta alla Chiesa. Che «non esiste senza i poveri». Si tratta di «essere costruttori di comunità, essere famiglia: perché se non siamo famiglia difficilmente aiuteremo le famiglie».

La rotta? «Non c’è un documento scritto nei cassetti, lo stiamo costruendo assieme», ha sottolineato monsignor Valentino Bulgarelli, segretario del Comitato nazionale del Cammino sinodale, evocando la fase di rielaborazione delle sintesi e poi di confronto nelle diocesi che si svolgerà nei prossimi mesi fino alla Seconda Assemblea sinodale. Un lavoro da vivere nella gioia, è stato l’invito – formulato alla preghiera delle Lodi – del vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente Cei, Francesco Savino. Che ha lanciato un appello a laiche e laici a «scuotere la nostra Chiesa perché il clericalismo sia vinto».

Matteo Liut

Avvenire, 19 novembre 2024