UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Cosa leggeva don Milani?

Nella sua biblioteca teologia e cristianesimo pratico
6 Novembre 2021

Stando a quanto raccontava Michele Gesualdi, a Barbiana, si faceva lezione di Vangelo, il sabato in particolare. E anche la domenica dopo la Messa il priore si fermava a sottolineare qualche aspetto toccato durante l’omelia. Don Milani leggeva con i suoi ragazzi anche la vita di San Francesco, di Jorgensen, e la vita di Savonarola scritta da Giuseppe Schnitzer nel 1924 e pubblicata in Italia nel 1931. L’imitazione francescana è qualcosa di interiorizzato in don Lorenzo. La pulizia della chiesa di Sant’Andrea a Barbiana era una sua preoccupazione e anche il mosaico del santo scolaro, raffigurato in una vetrata della chiesa, si richiama all’ideale francescano.

Una domanda da farsi è come si formava don Milani? Cosa leggeva, quali teologi studiava, lui che parlava correntemente in tedesco. In una stanza di Barbiana si notano i numeri della rivista “Aggiornamenti sociali”. Che don Milani si documentasse e leggesse con grande attenzione anche testi di teologia in lingua originale, è risaputo. Portava i libri ai compagni di seminario. Leggeva tranquillamente in francese e tedesco. In una foto è ritratto con la sua “biblioteca” alle spalle. Il punto è ricostruire quali testi leggesse, quale fosse la sua vera biblioteca, accanto a periodici (come “Témoignage chrétien”, “Catholic worker”) e quotidiani. Un aiuto, indicativo e non di più, viene dai libri custoditi nella stanza in cui studiavano i ragazzi di Barbiana, quella con i grafici, l’astrolabio e la scritta “I care”, il motto, diceva don Lorenzo, dei giovani americani migliori. Anche questo, dove lo aveva letto? Come lo aveva appreso?

Tra gli scaffali c’è l’annata 1957 della “Civiltà Cattolica”, la rivista che gli avrebbe dato non poca amarezza nell’anno successivo, con l’editoriale di padre Perego che stroncava Esperienze pastorali. Ma scorriamo qualche titolo: le Prediche di M. Cochin (1843), le Istruzioni catechistiche di Angelo Raineri (1882), quindi le Esortazioni e i Sermoni per le domeniche di Bourdalore (anche qui siamo nella seconda metà dell’Ottocento). Le Conferenze di Enrico Domenico Lacordaire (prima metà del secolo XIX) sono vicine agli atti del Sinodo diocesano fiorentino. Di Auguste Nicolas La Vergine Maria (1856), mentre di Giovanni Battista Scaramelli (1687-1752) il Direttorio ascetico, un volume di Miscellanee sacre, quindi la Storia ecclesiastica di Antonio Cesari (1853) e i quattro volumi di Storia della Chiesa (1945) di Agostino Saba. Di padre Giacinto di Montargon il Dizionario apostolico (1853), le Opere di Paolo Segneri (1624-1964), la Theologia Moralis Universa di Pietro Scavini (1790-1869). Figurano, accanto ai libri scolastici, l’Uffizio della Settimana Santa, Il Vangelo di ogni domenica, un libro sul comboniano Federico Vianello (1872-1936), e il volume Dal lavoro a Dio.

C’è da domandarsi se questi libri siano di don Milani o se il priore non li avesse già trovati a Barbiana. Con buona probabilità qualcuno proveniva dalla biblioteca di famiglia, altri volumi gli sono stati regalati. Documentata è una lettura su cui è tornato più volte: Il Vangelo di Gesù Cristo con sinossi evangelica di padre Marie-Joseph Lagrange. Si deve fare riferimento, spiega Sandra Gesualdi della fondazione don Milani, anche ai titoli di volumi esplicitamente citati nei suo scritti o letti con i suoi ragazzi: da Pirandello a Manzoni a Molière, il Critone, l’Apologia di Socrate, l’autobiografia di Gandhi, le lettere del pilota di Hiroshima, Simone Weil. Si sta ancora sulla superficie. La strada per approfondimenti, riscontri e catalogazioni, con un profilo scientifico, è aperta.

Michele Brancale

Avvenire, 5 novembre 2021