Figino, là dove le strade sconfinano nella campagna e, passato l’Ippodromo, lasciato alle spalle anche San Siro, le case si fanno rade. È qui che sorge la scuola più periferica di Milano, ma una delle più centrali e moderne per la didattica e le attività. “Tutti i grandi sono stati bambini, ma pochi se ne ricordano”, è scritto nel bel murale che adorna il cortile della scuola 'Betlem' con frasi e dipinti tratti dal 'Piccolo Principe', e ancora 'I grandi non capiscono da soli ed è faticoso per i bambini spiegare tutto ogni volta...'. In effetti i giovanissimi alunni hanno i loro rappresentanti che siedono in consiglio al Municipio 7, partecipano alle sedute, spiegano ai grandi i problemi del loro quartiere: «È così che dopo anni di battaglie hanno ottenuto da Palazzo Marino la riqualificazione della strada che porta alla loro scuola e anche l’intitolazione a madre Virginia Besozzi, la nostra fondatrice», spiega suor Carla Bettinelli, preside della scuola, già docente universitaria di Filosofia contemporanea e studiosa della figura di Edith Stein.
Insomma, una volta tanto è stata una scuola, con la sua stessa presenza sul territorio, a cambiare le sorti di un quartiere. Se prima la sera attendere l’autobus alla fermata era un atto di coraggio, mesi di lavori hanno cambiato il volto del rione grazie alle suore Figlie di Betlem, che hanno concesso al Comune di Milano il terreno di loro proprietà per allargare la carreggiata, costruire marciapiedi, illuminare la strada: «Abbiamo seguito l’esempio della nostra fondatrice, che nel 1879 concesse al Comune una prima fascia di terreno, comprato con la dote ricevuta dai genitori, per favorire la linea Milano-Magenta-Castano Primo servita dal “Gamba de Legn”, il tramvai con cui gli operai all’alba andavano in città a lavorare», spiegano.
Bene comune e senso civico sono la cifra che madre Virginia Besozzi, nobildonna lombarda attiva in un’epoca di grandi conquiste sociali, ha lasciato scritta nel dna delle sue suore e in generazioni di studenti. L’istituto, che comprende dalla scuola dell’infanzia alle medie, fino a qualche anno fa si trovava in via San Vittore, a due passi dal carcere, ma nel trasferimento dal cuore di Milano ai margini della città non ha perso la sua anima, continuando ad accogliere (anche) i figli degli ultimi e puntando su una cultura intesa non come accumulo di nozioni ma come stile di vita.
«Colpisce l’itinerario di questa donna appassionata, che ha scoperto nell’incontro con Cristo la ragione per cui donare la vita agli altri», dice il vescovo ausiliare di Milano, fra’ Paolo Martinelli, vicario episcopale per la Pastorale scolastica. «Oggi la grande valenza civile da lei impostata continua a vivere in un percorso che è generativo di vita buona». «Dedicò tutta la vita a sollevare le persone in difficoltà – aggiunge l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno –, per questo è una figura attualissima, che dimostra l’importanza di garantire a tutti la possibilità di una vita diversa da quella altrimenti segnata da un destino ineluttabile». Un’eredità che Marco Bestetti, presidente del Municipio 7, riconosce oggi nella scuola 'Betlem', «nel suo ruolo sociale ed educativo, nel principio di sussidiarietà che è cardine in ogni società sviluppata e moderna: senza lo sforzo spesso volontaristico del terzo settore e di scuole come questa, che mira a una formazione di assoluta qualità, a Milano non raggiungeremmo gli alti livelli che abbiamo».
Abbienti o inviati dai servizi sociali, italiani o stranieri, gli alunni della 'Betlem' respirano questa aria, instradati a studiare sui libri ma anche a creare, a seguire i programmi ma anche a osare. Fin dalla materna sono abituati a lavorare con artisti di respiro internazionale, ricevendo l’invito di presidenti della Repubblica o cardinali incuriositi dalla vivacità culturale di quei bambini di periferia (compresi a volte i piccoli dei campi rom). Per loro un compositore del calibro di Irlando Danieli scrive da anni opere musicali di grande complessità sui testi di suor Carla Bettinelli, che gli alunni eseguono in luoghi di prestigio.
«Una lunga tradizione cominciata nel 1994 con la prima rappresentazione assoluta delle 'Laudes Mariae', cantate dai bambini in Sant’Ambrogio con la partecipazione del grande attore teatrale Ernesto Calindri e l’incisione del cd dalla Casa musicale Sonzogno – ricorda Danieli – e proseguita nel 2000 con 'Il tempo di Bethleem' alla presenza dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro». Indimenticabile però resta il concerto che cento bambini hanno cantato nel 2012 all’Aloisianum di Gallarate per gli 85 anni del cardinale Carlo Maria Martini, già sofferente ma seduto in carrozzina ad ascoltarli: era il giorno del suo ultimo compleanno.
Lucia Bellaspiga
Avvenire, 23 giugno 2019