Il sussidio online “Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola”, pubblicato lo scorso 14 settembre a cura della Commissione episcopale della Cei per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, e al quale ha contribuito anche la Consulta nazionale dell’Ufficio scuola Cei, “rientra in quel rinnovamento pastorale che il Papa chiede a tutta la Chiesa, enfatizza la dimensione di servizio della Chiesa per la scuola” e “intende accompagnare l’alleanza educativa tra comunità cristiana e comunità educative”.
Con queste osservazioni di Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, si è aperto, giovedì 8 ottobre 2020, l’incontro autunnale della Consulta nazionale dell’Ufficio. “La nostra – ha spiegato – è una Chiesa che è nella scuola e viceversa. Le nostre scuole e le nostre parrocchie si intersecano a vicenda”. Un altro elemento “che aiuta a costruire alleanze educative è la parola di senso e significato che la Chiesa offre per la crescita della persona”, ha aggiunto Diaco precisando che “la scuola non è isolata dalla società; ne è pienamente immersa e ne respira il clima”. In questo orizzonte “si colloca la necessità di un patto sociale, culturale, educativo, come afferma il Papa e come ripeterà nell’incontro online del prossimo 15 ottobre”.
Mons. Russo, “scuola e università offrano ragioni di vita e di speranza”
“La scuola e l’università stanno cambiando” e “l’esplosione della crisi sanitaria non ha fatto altro che portare alla luce in modo ancora più evidente alcuni nodi e dinamiche già presenti. Penso alle questioni legate alla crescita integrale della persona; al rapporto fra le tecnologie e la formazione dell’identità; alla ridefinizione dei ‘saperi’ in un mondo in cui – come ricorda Papa Francesco – ‘tutto è in relazione’, ‘tutto è connesso’”.
Sono parole di mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, nel suo intervento all’incontro online della Consulta nazionale dell’Ufficio scuola Cei. Nel richiamare l’affermazione del Papa al n. 43 dell’enciclica “Fratelli tutti”, “la connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità”, mons. Russo ha spiegato: “Ecco la sfida che hanno di fronte la scuola e l’università nel tempo del distanziamento: non perdere, anzi accrescere il loro essere ‘comunità educanti’ in cui ricevere ed esaminare non solo conoscenze e competenze, ma ragioni di vita e di speranza”.
Sempre nell’enciclica “Fratelli tutti”, ha proseguito, “Papa Francesco ricorda che l’educazione è al servizio di un cammino che porta ogni essere umano a ‘diventare artefice del proprio destino’ e aggiunge: ‘Qui mostra il suo valore il principio di sussidiarietà, inseparabile dal principio di solidarietà’. Sono richiami importanti, che riguardano da vicino il vostro lavoro”. Infine, riagganciandosi all’immagine di Chiesa che si offre “come una famiglia tra le famiglie”, di “Chiesa che serve, che esce di casa” per “accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione” tratteggiata dal Pontefice nella stessa enciclica, il segretario generale Cei fa notare che è la stessa prospettiva contenuta nel sussidio “Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola”, pubblicato lo scorso 14 settembre dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. “Siete dunque orientati – conclude – verso un cammino di comunione e di testimonianza del Vangelo in cui tutta la Chiesa italiana è impegnata”.
L’intervento di don Armando Matteo
“L’alleanza educativa da ripristinare al più presto è quella tra genitori e figli”, scandisce don Armando Matteo, docente di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana, intervenendo all’incontro della Consulta nazionale dell’Ufficio scuola Cei. Con l’odierna “adultizzazione dei bambini”, spiega, questi ultimi “diventano o iperattivi o precocemente apatici: non possono fare i bambini, perché sono trattati da adulti, ma non possono fare gli adulti, perché sono bambini”. Inoltre le pratiche educative si trasformano in pratiche “seduttive”. Soprattutto, “si rompe il patto educativo fondamentale: Io lavoro su di te, affinché tu, grazie a me, non abbia più bisogno di me”.
In questo scenario, “ai bambini non resta altro che provare a ‘ripetere’, nei luoghi educativi extrafamiliari, il comportamento adottato a casa: da piccolo tiranno ovvero da ‘babypensionato’, supportati ovviamente dai genitori. Per il sacerdote, l’origine di questo fenomeno va cercata in quel “giovanilismo” che “ha sedotto il cuore degli adulti” trasformandoli “in adulti bambini” e che si traduce in “aggiramento delle fatiche educative” e “alimento per il loro culto della giovinezza” aumentando, al tempo stesso, “la sofferenza psichica dei nostri piccoli”.
Per questo, avverte don Matteo, “l’alleanza educativa da ripristinare al più presto è quella tra genitori e figli”. Sul modello della famiglia di Nazareth dove ci sono “due adulti che fanno gli adulti e un bambino/poi adolescente/poi giovane adulto cui è consentito di fare il bambino/poi adolescente/poi giovane adulto”.
Don Matteo, che ha collaborato con la Congregazione dell’Educazione cattolica sul percorso del patto educativo globale lanciato dal Papa, ne ha ripercorso genesi e punti fondamentali e ha annunciato che il 15 ottobre Francesco invierà un videomessaggio ad un incontro alla Pontificia Università Lateranense, al termine del quale proporrà l’adesione al “Global Compact on Education”.
Il teologo si è soffermato anche sulla rottura del “patto educativo che si crea tra la famiglia, la scuola, la patria e il mondo, la cultura e le culture”, evidenziato da Francesco ai partecipanti al convegno “Education: The Global Compact” dello scorso 7 febbraio. Ma “accanto ad una rottura orizzontale del patto educativo tra le diverse agenzie educative, non esisterà forse una rottura più profonda, di natura verticale, tra genitori e figli, che è poi all’origine della prima?”, l’interrogativo del sacerdote che sottolinea come oggi “l’adultizzazione del bambino” sia diventato “un elemento di sistema”.
Il dibattito
Il Global Compact on Education (patto educativo globale) che il 15 ottobre Papa Francesco chiederà di sottoscrivere tramite un videomessaggio ad un incontro alla Pontificia Università Lateranense, “non si limita ad una firma, ma implica un serio impegno per tutti noi”, osserva Domenico Simeone, ordinario di pedagogia all’Università Cattolica, prendendo la parola all’incontro della Consulta.
“Il Papa – aggiunge Rosaria D’Anna, presidente nazionale Age (Associazione genitori) – ci sta sollecitando alla responsabilità sociale e ad essere realmente una comunità educante”. “Con questo patto globale facciamo un passo avanti rispetto al patto scuola-famiglia di qualche decennio fa – chiosa Franco Marini, delegato scuola Marche, secondo il quale “ci chiama inoltre a riscrivere i valori su cui poter costruire la società”.
Per Maria Grazia Colombo (Forum associazioni familiari), “la questione vera sono i genitori. La scuola dovrebbe aiutare anche i genitori a riprendere il proprio compito. Le scuole, i nostri oratori e i gruppi parrocchiali di incontro con i genitori devono diventare luoghi di fraternità anche per loro”. “La rottura dell’alleanza educativa non è un passaggio obbligato, fisiologico nel processo di crescita per arrivare all’autonomia?” l’interrogativo posto da suor Giuseppina Del Core, preside della Facoltà Auxilium. “Il compito che ci spetta – avverte – è formare gli adulti ad un’educazione capace di portare i figli all’autonomia e quindi alla responsabilità e alla libertà”.
“La questione degli adulti è una questione ecclesiale e dovrebbe interpellarci di più come Consulta”, chiosa Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei. “Il Papa – conclude – ci dice che sull’educazione non possiamo assolutamente chiudere la partita”.
Giovanna Pasqualin Traversa
Sir, 8 ottobre 2020
In allegato l'intervento di S.E. mons. Stefano Russo