UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Come spiegare la Quaresima nell’ora di religione

“È questo che dobbiamo ripetere ai nostri alunni: è umano sbagliare, ma è altrettanto “umano” saper ritrovare la strada della libertà che si realizza in Dio”
10 Marzo 2023

Parlare di Quaresima a scuola non è mai semplice, forse perché il suo spirito è in antitesi con il vivere della post-modernità. Digiunare e pregare, in un’ottica di conversione, è profondamente lontano dalle logiche della società dei consumi.

Così dopo i lazzi del Carnevale, che spesso si protraggono anche dopo le Ceneri, la Quaresima appare più vive nei ricordi dei fedeli – per altro tra quelli più maturi di età – che nella pratica e si manifesta più nell’adesione formale che nel cuore. Sicuramente è necessario recuperare il significato profondo di quel tempo, ricco di grazia: «Il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua», asseriva papa Benedetto XVI.

Nelle nuove generazioni è pressoché assente il senso della Quaresima: come si può spiegare la necessità di riconciliarsi con Dio se non si ha nessun rapporto con Esso? Il primo passo, dunque, sembra quello di mostrare ai giovani che un rapporto con Dio è implicito nella nostra umanità: ciascuno può decidere di non accoglierLo nella propria vita, ma il Creatore non smette di circondarci con il suo amore. Ecco, perciò, che emerge chiaramente una caratteristica della Quaresima, la pedagogia della ripetizione: ogni anno ci viene chiesto di intraprendere un percorso di conversione per prepararsi alla Pasqua che, come ogni cammino di libertà, va incessantemente ricominciata. «La ripetizione è fondamento di ogni pedagogia», insegnano gli studiosi del settore e Dio Padre non ha mancato di cogliere – già prima di tutti i tempi – questa verità, infatti, il suo rapporto con l’uomo è costellato di una successione di alleanze tra Lui e il suo popolo, il quale non cessa di tradire il suo protettore e poi, puntualmente, di supplicarlo di restargli propizio. La nuova alleanza, sigillata sulla croce col sangue di Gesù e resa eterna dalla risurrezione del Figlio, cambia radicalmente le carte in tavola, ma non la natura umana: per il nostro battesimo siamo già misticamente risuscitati e dunque partecipiamo alla vita divina e l’alleanza è ormai definitiva, come disse Cristo durante la Cena, eppure restiamo sottoposti alla concupiscenza, accessorio danneggiato della nostra libertà di figli di Dio.

La Quaresima che arriva, e che torna ogni anno, va dunque compresa come uno strumento pedagogico che ci procura la Chiesa. Mediante la preghiera, il digiuno e la condivisione, mediante il succedersi dei giorni che nella liturgia ci conducono a Pasqua, cerchiamo di formare la nostra libertà. Allora, forse è questo che dobbiamo ripetere ai nostri alunni, anche se può sembrare una frase fatta: è “umano” sbagliare, ma è altrettanto “umano” saper ritrovare la strada giusta, la strada della libertà che si realizza solo in Dio. La Quaresima ricorda i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico e ciascuno di noi può immedesimarsi in Lui nell’affrontare le quotidiane lotte con i nostri demoni.

Nel nostro “deserto” non siamo soli, c’è Dio che ci accompagna e anche quando lo rifiutiamo Egli diventa presenza nelle persone che incontriamo lungo il nostro cammino.

Ludovica Mazzuccato

La Settimana – Diocesi di Rovigo, 5 marzo 2023