Portare in Europa il modello dei collegi universitari di merito italiani. Un unicum, se si eccettua la Spagna, di strutture a misura di studente fuori sede. Dove l’accoglienza non è solo abitativa e incentrata su un sistema che premia la bravura e sostiene con borse di studio chi ha redditi bassi, ma fornisce anche attività formative: dai corsi di lingua a progetti di scambio europei, alle visite presso le istituzioni dell’Unione.
I collegi universitari di merito sono 57 operativi in 18 città universitarie e accolgono al momento 5mila studenti. Hanno storie e provenienza molto diverse tra di loro: sono strutture gestite da venti fondazioni cattoliche e laiche. Alcuni hanno una tradizione secolare, come il collegio Borromeo Ghisleri di Pavia o il San Carlo di Modena, altri invece sono nati qualche anno fa come quello di Brescia e il Fonda di Trieste. Nei giorni scorsi, la presidente della Ccum (la Conferenza dei collegi universitari di merito) insieme ad altri membri dell’European University College Association (Euca) è volata a Strasburgo per fare presente al Parlamento europeo che la strategia per l’emergenza abitativa, della quale si stanno occupando diverse commissioni tra le quali una per l’Housing sociale, non può non tenere conto dell’emergenza studenti. Ha incontrato BorJa Giménez Larraz, relatore della Commissione parlamentare speciale House, Antonella Sberna, vice-presidente del Parlamento europeo e Stefano Cavedagna, membro del Parlamento europeo.
Nel 2023 la popolazione studentesca europea ha raggiunto i 18,8 milioni di iscritti secondo il report di Eurostudent VIII condotto su venti Paesi; sono 7,7 milioni gli studenti che vivono lontano dal nucleo familiare e di questi soltanto 2,9 milioni in residenze destinate agli universitari. All’appello quindi mancano 4,8 milioni di posti letto. Ma la carenza strutturale si scontra con un altro problema ancora maggiore: l’aumento dei prezzi, sotto l’effetto della crescita degli affitti brevi turistici. I prezzi delle case, in base ai dati Eurostat sono cresciuti del 48% tra il 2010 e il 2023 con un aumento costante degli affitti pari al 22%. In Italia i canoni di locazione di una stanza sul libero mercato sono aumentati del 20% dal 2020 ad oggi con costi che nelle grandi città toccano i 700-800 euro. In questo scenario il 62% degli studenti fuori sede si ritrova a spendere la stragrande maggioranza del proprio reddito per l’affitto mensile, compromettendo la frequenza universitaria e aggravando il rischio di isolamento sociale e disagio. Le alternative sostenibili però ci sono come appunto i collegi di merito, realtà forse oggi poco conosciute, nelle quali si entra tramite un piccolo esame, si rimane, impegnandosi negli studi, e in molti casi si viene aiutati da borse di studio a pagare rette che sono comunque in linea con i prezzi delle città in cui si trovano.
«Il nostro obiettivo è anzitutto quello di farci conoscere, abbiamo una storia che è iniziata nel 1300 e continua ancora oggi con l’apertura di nuove strutture – spiega la presidente Carla Bisleri – Il nostro è un sistema basato sul merito che facilita l’ascensore sociale visto che circa la metà dei residenti, il 58% ha una borsa di studio che copre in parte la retta. La nostra non è una visione elitaria ma al contrario un modello che consente di ridurre le diseguaglianze e di offrire un programma formativo di qua-lità, personalizzato in base alle esigenze del singolo». Un aspetto fondamentale, alla luce del crescente disagio di giovani e giovanissimi, è quello aggregativo: il collegio diventa una piccola comunità dove non si studiano solo le materie universitarie ma si impara a stare insieme, si creano amicizie e possibilità di stage, scambi culturali all’estero. «C’è una presa in carico e un continuo orientamento degli studenti; infatti, l’interruzione degli studi è bassissima e anche dopo la laurea rimane un forte legame visto che ci sono le associazioni di ex studenti» racconta la presidente. Il modello italiano è unico nel suo genere, a fine aprile è stato lanciato il progetto Europa, con l’obiettivo di creare una rete tra le diverse realtà presenti. «In Spagna i Colegios Mayores sono simili ai nostri e molto diffusi, altrove i collegi sono delle singole università, privati come in Germania, o a gestione mista università-privati. L’obiettivo dell’associazione è quella di porre il tema dell’housing sociale studentesco, non ci sono solo le giovani coppie o le famiglie in condizione di povertà, occorre investire sui giovani che sono il futuro, tanto più alla luce della crisi demografica in corso».
La dimensione internazionale è un altro dei fiori all’occhiello dei collegi di merito dove la presenza di studenti e dottorandi stranieri è elevata. «Insistiamo molto sul concetto di cittadinanza europea. Vogliamo favorire una nuova stagione per gli studenti dopo quella dell’Erasmus che ha cambiato radicalmente il modo di studiare e lavorare dei giovani». L’appello rivolto alle istituzioni europee è quello di prendere in considerazione questo modello, rodato e “scalabile”, per aumentare il numero di strutture, tenendo conto anche del crescente aumento dei fondi a disposizione per le borse di studio. C’è una filantropia, sostenuta da ex-alunni, imprenditori ed enti di vario genere, che è disposta a sostenere le nuove generazioni. «I giovani non sono solo un costo, sono un investimento» conclude Bisleri.
Cinzia Arena
Avvenire, 1 giugno 2025