«Gli Istituti tecnici superiori sono la risposta alla grave carenza di tecnici specializzati patita dall’Italia, la seconda manifattura europea e al 35% di disoccupazione giovanile. E il presidente Draghi, che conosce profondamente il sistema economico e finanziario mondiale, tutto questo lo sa». Ecco spiegato, secondo il vicepresidente dell’Associazione Rete Fondazioni Its Italia, Alessandro Mele, l’interesse del Presidente del Consiglio per questi istituti di formazione terziaria non universitaria, al centro sia del suo primo intervento da capo del governo alle Camere che della prima visita in una città del Sud. «Negli ultimi sessant’anni – ricorda Mele – non siamo riusciti a creare una filiera professionalizzante in Italia, e questo nonostante il fatto che il miracolo economico del secondo dopoguerra fosse stato sostenuto dalle scuole tecniche e professionali. Draghi sa anche questo e che dagli Its passa la risposta alla sfida delle due transizioni: quella digitale e quella ambientale».
Su quali progetti riverserete il miliardo e mezzo del Pnrr promesso dal premier?
Il Pnrr deve far compiere al Paese un vero salto di qualità. Per questo serve un “Piano Marshall” sul capitale umano e le competenze che mancano alle imprese e che sono formate dagli Its. Per essere davvero “debito buono”, il Pnrr deve cambiare il sistema in modo strutturale, creando valore in maniera stabile e non limitarsi ad affrontare le emergenze che ci sono. Altrimenti, finiti i soldi, ci rimarrà soltanto il debito.
E tutto questo come si traduce per gli Its?
Nei Campus tecnologici, in queste infrastrutture fisiche degli Its, che chiediamo da tempo. Serviranno per istituzionalizzare il sistema, dando un’identità agli istituti e mettendoli in grado di accogliere un maggior numero di studenti. Un’altra quota di risorse sarà impiegata per aumentare il numero di corsi, incrementando così il numero di iscritti.
Draghi ha posto, ancora una volta, la questione del divario tra Nord e Sud Italia: qual è il contributo specifico degli Its per colmarlo?
Innanzitutto, connettere i territori e le esperienze del Sud con le aziende del Nord, attraverso la rete degli Its. Nell’era del lavoro a distanza è possibile, anche delocalizzando, valorizzare i territori. E come Its lo stiamo già facendo. Ad esempio, gli sviluppatori informatici possono essere dappertutto, in Calabria come in Valtellina e svolgere ovunque lo stesso lavoro. La connessione è dunque una grande opportunità come lo è lo smart working per favorire l’interazione tra le diverse aree del Paese.
Ad oggi soltanto il 28% dei diplomati Its sono donne: come spiega questa differenza di genere?
È un problema culturale e, sotto questo aspetto, gli Its sono uno spaccato del Paese. In questo senso, il contributo del premier Draghi è molto importante, perché ribalta il paradigma e mostra gli Its non come ambienti dove ci si sporca le mani o si utilizzano attrezzi pesanti, ma come sono realmente: ambienti fortemente tecnologici e digitali. Siamo l’agenzia formativa più flessibile del Paese.
Paolo Ferrario
Avvenire, 27 ottobre 2021
(foto da sistemaits.it)