Tutti d’accordo: la scuola ha un ruolo importantissimo, vitale, e va sorretta e rilanciata tenuto conto di tutti i soggetti che fanno parte del servizio pubblico. A dirlo sono stati i candidati alla prossima legislatura che hanno partecipato ad un incontro promosso da un comitato provinciale Agesc. Candidati che con qualche sfumatura e distinguo hanno comunque evidenziato il fatto che la “Cenerentola” scuola da anni assomiglia più ad un Arlecchino con le pezze e i rammendi sul vestito che sono diventati, quelli sì, strutturali.
A 10 giorni dalle elezioni del prossimo 25 settembre, come Agesc abbiamo colto l’opportunità di porre alcune domande, su questioni che ci stanno particolarmente a cuore a potenziali parlamentari della nuova legislatura, quella che verrà e per la quale vorremmo come associazione di genitori continuare la nostra azione di “stimolo”.
Quello che ci sta a cuore è da sempre il dialogo costruttivo con le istituzioni, a prescindere dalle tonalità dei colori dei partiti, perché la «scuola non ha colore», la scuola è bene comune. Ed è quanto ribadito dalla presidente di Agesc nazionale, Catia Zambon, presente all’incontro: «Ho ascoltato diversi interventi che hanno ricordato, a vario titolo, come da anni la scuola subisca sistematicamente tagli che influiscono sulla sua qualità, in nome del bilancio dello Stato, affermazione che ci trova d’accordo. Su questo dobbiamo impegnarci tutti, in particolare la politica, perché il rischio è quello di continuare a stare fermi, o peggio ancora, fare passi indietro. E fermi lo siamo stati fin troppo riguardo alla libertà di scelta educativa, che ad oggi vede esclusi i genitori da questo diritto. È anche per questo che occasioni come questa hanno l’indubbio valore di continuare a parlarne ma soprattutto di capire quali siano le proposte di coloro che saranno chiamati dal 26 settembre a dare risposte concrete alle nostre sollecitazioni».
Il diritto alla libertà di scelta educativa è stato il tema centrale, ed ha evidenziato differenti visioni fra i candidati come era nella logica dei fatti. «Alla politica chiediamo di non voltarsi più dall’altra parte quando si parla di parità fra le realtà che compongono la scuola pubblica (legge 62/2000) e garantire ai genitori una reale possibilità di scelta educativa non è questione “ideologica” è attuare quel principio costituzionale di libertà ed uguaglianza. È innegabile che nel panorama delle diverse visioni politiche del “sistema scuola” c’è ancora una forte resistenza, una visione di monopolio statalista in materia di scuola ed istruzione, quasi che da una parte ci fossero i “buoni” e dall’altra i “meno buoni”. Una concezione che non ha mai permesso al sistema di evolvere e maturare in una versione completa di offerta formativa.
Su un aspetto però tutti i rappresentanti si sono trovati d’accordo: «Va potenziata la connessione fra formazione, territorio e lavoro. È necessario puntare sullo sviluppo delle competenze anche valorizzando la scuola di formazione professionale». È questo uno dei punti che Agesc ha messo in una sorta di “decalogo” delle proposte per chi sarà chiamato a governare ed amministrare il nostro Paese, tenuto conto che le amministrazioni locali e le regioni sono oggi, e potranno esserlo ancora di più in futuro, protagoniste di una azione di riforma della scuola che attende da anni.
«Ho accolto con interesse questa iniziativa di dialogo con la politica che parte dai nostri comitati Agesc provinciali – ricorda la presidente Catia Zambon – perché si inserisce nel solco tracciato a livello nazionale di confronto con le istituzioni a tutti i livelli». Su questo dialogo e sul confronto Agesc non si è mai tirata indietro, anzi, ad ogni tavolo al quale siedono i suoi rappresentanti ha sempre creduto e crede impegnandosi, perché il futuro della scuola si pensa e si costruisce assieme nel rispetto dei ruoli e dei diversi livelli di responsabilità.
Avvenire, 16 settembre 2022