Dopo la sospensione delle attività didattiche in classe, adesso vanno chiusi anche tutti gli edifici scolastici. È questa l’indicazione contenuta nel decreto della Pubblica amministrazione, approvato ieri dal governo, che lascia ai dirigenti scolastici il potere di chiudere le scuole, aprendole soltanto per le attività “indifferibili”. In questo senso, l’indicazione data dall’Associazione nazionale presidi è molto chiara: «Chiudere tutto, chiudere subito».
La diffusione del coronavirus non dà tregua e costringe a prendere decisioni drastiche per tutelare la salute dei lavoratori (dirigenti, personale amministrativo e ausiliario) che anche in queste settimane di sospensione delle lezioni, hanno continuato a recarsi al lavoro. «Stiamo parlando di qualcosa come 40mila persone che, tutti i giorni, tengono aperte le scuole», ricorda il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, che ieri mattina ha scritto una lettera alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, chiedendo di emanare una norma per consentire «l’esclusivo svolgimento a distanza di ogni attività, didattica e amministrativa, così da consentire al personale tutto di restare a casa». Inoltre, i presidi chiedevano «connettività gratuita» per tutti i lavoratori in smart working. La richiesta di esentare il personale dall’obbligo di presenza a scuola era stata avanzata, nella serata di domenica, anche dai sindacati.
Favorire il lavoro da casa
Su entrambi i versanti, la risposta non è si è fatta attendere. «Tutte le attività che potranno essere effettuate a distanza dovranno essere svolte con questa modalità», ha spiegato la ministra Azzolina, presentando con un video su Facebook le novità del provvedimento dell’esecutivo. Le uniche eccezioni potranno essere rappresentate dalle scuole agrarie, che hanno al loro interno delle vere e proprie aziende, con la presenza di animali d’allevamento a cui va comunque garantita assistenza. Oppure, la scuola potrà essere aperta, con tutte le precauzioni previste per evitare la diffusione del virus, nel caso in cui una famiglia dovesse avere necessità di recuperare materiale didattico. L’apertura, previo appuntamento e autorizzazione del dirigente scolastico, sarà limitata al tempo strettamente necessario ad effettuare queste operazioni, appunto, “indifferibili”. Per tutto il resto, il lavoro amministrativo dovrà essere effettuato da remoto.
Nuove risorse
Nel decreto del governo, sono previsti 85 milioni per il sostegno alla scuola online, «anche per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali per l’utilizzo delle piattaforme per la didattica a distanza e per la connessione alla rete», sottolinea la ministra Azzolina. Altri 43,5 milioni sono riservati alla pulizia straordinaria degli ambienti scolastici, in vista del momento del rientro, risorse che le scuole potranno utilizzare per acquistare materiali per le pulizie, ma anche saponi e gel igienizzanti.
Attenzione ai disabili
La ministra Azzolina ha lanciato «un appello» agli insegnanti di sostegno, affinché continuino a seguire, seppure a distanza, i 260mila alunni disabili che frequentano la scuola italiana. «Non lasciateli soli», ha chiesto. «L’inclusione è messa a dura prova da questa emergenza, ma noi non vogliamo rinunciare al nostro ruolo», è la risposta di Ernesto Ciracì, presidente di Misos, l’associazione degli insegnanti di sostegno abilitati. «In questa fase – aggiunge – è ancor più decisivo il contributo delle famiglie che, con la didattica a distanza, diventano il nostro migliore alleato».
Esame di Stato sul web
Con le scuole chiuse al Nord già da quasi un mese e da due settimane nel resto del Paese e con la prospettiva di fare lezioni a distanza ancora per almeno quindici giorni, salvo proroghe al momento non previste ma nemmeno da escludere, gli istituti si preparano al peggio, cioè a chiudere l’anno scolastico in modalità online. Lo stesso presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, ieri ha detto che a fine marzo saranno prese decisioni in tale senso. Così, all’Istituto superiore “Tosi” di Busto Arsizio, in provincia di Varese, ieri mattina gli studenti delle sedici quinte classi, hanno simulato online la prima prova della maturità. Alle 8,10 le tracce, del tutto simili, come impostazione, a quelle del ministero, sono state inviate ai ragazzi, che hanno avuto sei ore di tempo per svolgere la prova e consegnare, sempre in formato digitale. «I docenti hanno controllato che tutto di svolgesse in maniera regolare», ha assicurato la preside Amanda Ferrario. E il 26 marzo si replica con la seconda prova.
Paolo Ferrario
Avvenire, 17 marzo 2020