Diaco: “una rinnovata alleanza per educare i giovani e costruire la società”
“Un momento di ascolto, confronto e riflessione comune che fa riferimento al Sinodo dei giovani del prossimo ottobre ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”‘, e all’incontro di Papa Francesco con gli studenti e il mondo accademico bolognese dello scorso 1° ottobre, “nel quale il Pontefice ha espresso l’auspicio che le aule universitarie siano cantieri di speranza”. Così Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, introducendo questa mattina a Roma i lavori del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso dallo stesso Ufficio in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei e il cui titolo prende spunto proprio dal discorso di papa Francesco al mondo accademico di Bologna lo scorso ottobre. “Vogliamo cercare di costruire o contribuire ad alimentare luoghi – università, cappellanie, collegi – in cui la prospettiva di speranza sia la nostra guida”, spiega Diaco, secondo il quale “non possiamo pensare di costruire la società e di occuparci di educazione dei giovani chiusi ciascuno nel proprio ambito. Occorre una sempre rinnovata alleanza tra Chiesa e università”. Con riferimento alla riunione presinodale in programma a fine mese, il direttore dell’Ufficio Cei afferma: “Scuola e università verranno probabilmente inserite bell’Instrumentum laboris. Questo è un bel segno. Il nostro obiettivo è che si prenda sempre più coscienza del valore della pastorale universitaria e di questa necessaria alleanza tra università e Chiesa”.
Parnofiello (cappellano “La Sapienza”): “i giovani cercano senso e riconoscimento e temono fallimento e solitudine”
“In una relazione di accompagnamento e aiuto non bisogna chiedersi che cosa stia chiedendo una persona ma chi è la persona che abbiamo davanti”. Ne è convinto padre Giulio Parnofiello, cappellano dell’Università “Sapienza” di Roma, intervenuto al convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza” promosso oggi e domani a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei. Prendendo parte alla sessione “L’età delle scelte: orientamento e discernimento in Università”, p. Parnofiello si è soffermato sul discernimento proposto da sant’Ignazio negli Esercizi ma prima offre la “fotografia” degli studenti emersa da un questionario somministrato nella cappella de “La Sapienza”. Per gli intervistati, spiega, la scelta universitaria risulta qualcosa di slegato da un progetto di vita più ampio e organico; nelle relazioni con gli altri l’asse centrale resta sempre l’io “perché le relazioni servono a stare bene e a non sentirsi soli” dunque “sono mezzi e non fini”. Oltre alla solitudine, aggiunge, il timore più grande è quello di fallire rispetto alle aspettative nei loro confronti. Dal punto di vista della fede, la maggior parte degli intervistati si dichiara credente ma, precisa il gesuita, rivela “una molteplicità di paradigmi ecclesiologici e di visioni teologiche discordanti” che esprime “la mancanza di un linguaggio comune”. Inoltre, “la sensazione è che la missione della Chiesa sia soprattutto di tipo sociale”. Di qui “il bisogno di senso e di una storia in cui riconoscersi”.
Parnofiello: “il discernimento aiuta a trovare equilibrio e insegna a desiderare e a scegliere”
“Il discernimento aiuta a trovare equilibrio e insegna a desiderare e a scegliere”; è “certamente un carisma perché è un insieme di doni e di grazia ma è anche un’arte che va coltivata”. A delineare le coordinate del discernimento sulla scorta degli Esercizi ignaziani è il gesuita padre Giulio Parnofiello, cappellano dell’Università “La Sapienza” di Roma, al convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, in corso nella capitale per iniziativa dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei. Il discernimento, cui è dedicata, insieme all’orientamento, la prima sessione dell’incontro, non è “una tecnica consistente nell’applicazione di criteri, pur necessari – precisa Parnofiello –. L’ambito dii riferimento è la volontà di Dio” che “rappresenta la pienezza di un’esistenza autenticamente umana alla quale giungere mediante l’esercizio di una responsabile libertà”. Il discernimento “aiuta a trovare un equilibrio rispetto a tutte le cose create. Si tratta di imparare a desiderare a scegliere”. Prima si sceglie Dio, poi lo stato di vita che aiuta a servire meglio Dio liberando il campo degli affetti disordinati. Questo è un passaggio importante”. “È una dinamica attraverso la quale – spiega ancora il gesuita – si procede dalla conoscenza e dalla distinzione tra il bene e il male al passaggio dal bene al meglio” ma “non esiste discernimento senza preghiera”, ossia senza “relazione esplicita con Dio”.
Faldi (Univ. Cattolica): “l’università rischia di trasformarsi in un super istituto tecnico smarrendo il suo compito”
“L’università si qualifica come luogo di ricerca scientifica, di didattica, di preparazione professionale, difficilmente se ne parla come di un luogo di educazione. L’università ha ancora questa pretesa educativa?”. A porre l’interrogativo è Michele Faldi, direttore dell’Offerta formativa, promozione, orientamento e tutorato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che aggiunge: “Oggi il grande rischio che corre l’università è quello di trasformarsi in un super istituto tecnico annacquando o addirittura smarrendo il suo compito. E la posizione che ha un ateneo nel ranking è una motivazione di scelta sufficiente?”. Faldi interviene alla prima sessione del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso oggi e domani a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Dopo il calo significativo delle immatricolazioni su tutto il territorio nazionale degli ultimi anni, osserva, nell’anno 2016-2017 (i dati dell’anno in corso non sono ancora definitivi) si è registrato un leggero rialzo. Significativo che molti si iscrivano anche dopo due o tre anni dall’esame di Stato. Diminuiscono gli abbandoni, più frequenti “nei primissimi anni”, dato che può suggerire “come siano più numerosi laddove l’orientamento è meno efficace”.
Faldi: “il giovane che entra in ateneo ha bisogno di essere preso sul serio”
Tra i ragazzi che escono dalla scuola e si avviano agli studi universitari sono frequenti la difficoltà a conoscere se stessi, l’incapacità di processi decisionali, la scarsa conoscenza del sistema post scolastico, la “fortissima tensione derivante dai consigli ma soprattutto dalle aspettative altrui sulle proprie performance”, l’incertezza sociale, economica e politica. Lo afferma Michele Faldi, direttore dell’Offerta formativa, promozione, orientamento e tutorato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, intervenendo al Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso fino a domani a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. “Oggi un giovane che entra in università ha bisogno di essere preso sul serio, di essere aiutato a comprendere ciò che è, ciò che ha davanti, a percepire la complessità dell’ambiente in cui si trova e ad essere realista”, spiega ancora l’esperto. Positivo il giudizio sull’ alternanza scuola–lavoro: “Un primo interessante esperimento di orientamento per i giovani, opportunità per sperimentarsi e vedersi in azione acquisendo quelle soft skill che il mondo del lavoro richiede ma non sono oggetto di corsi universitari”. E l’orientamento, assicura, non si esaurisce con l’immatricolazione: “È un cammino che lo studente è chiamato a continuare a compiere durante il percorso universitario e che prosegue anche dopo l’università nell’itinerario verso il mondo del lavoro”.
Mons. Galantino: “prossimo è l’uomo che incontro”. “Comunità vivano di relazioni”
“Il prossimo è l’uomo che incontro, è qualsiasi persona che attraversa la storia delle mie giornate. Importante non è sapere chi egli sia”, ma “avere occhi per vedere”, afferma mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nell’omelia della Messa che questa mattina ha aperto la seconda e ultima giornata del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. E “a proposito dei bisogni del prossimo è facile – ansiosi di efficienza come siamo – che dimentichiamo un fatto: il prossimo ha bisogno di ‘condivisione’, non solo di un servizio – osserva -. Con un’immagine figurata, possiamo dire che l’affamato non ha bisogno solo di un piatto di minestra, ma anche di un posto a tavola”. Per Galantino, “le nostre comunità se non si pongono in ascolto della Parola corrono un grave rischio: quello di essere tutte proiettate verso le urgenze, verso le emergenze e verso i bisogni, e meno attente alla fraternità, alle persone e alla condivisione. Corrono il rischio di essere comunità che vivono di molte iniziative, ma di poche relazioni: comunità tutte servizio e poca compagnia!”.
Mons. Galantino: “sinergia da cui nascano progetti condivisi con l’unico obiettivo del bene comune”
“Nonostante il catastrofismo diffuso stiamo vivendo una stagione feconda, come dice il Papa, di ‘conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno”. In questo cammino, “alla pastorale universitaria dobbiamo chiedere di tentare vie nuove di ‘uscita’ dalle nostre abitudini, uno sforzo di incontro senza preclusioni. Il dialogo anche dentro alcune fasce della nostra Chiesa non è un dato acquisito. Questo stile di cultura dell’incontro deve diventare una premessa importante; questo chiede l’amore per la vera sapienza”. Esordisce così mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo alla seconda e ultima giornata del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Il titolo dell’incontro, osserva, fa diretto riferimento al discorso tenuto lo scorso 1° ottobre da Papa Francesco al mondo accademico durante la sua visita pastorale a Bologna. “Nella triade attorno alla quale si articola il discorso del Papa – cultura, speranza e pace – possiamo trovare buone ragioni per qualificare il nostro rispettivo servizio e anche per rinsaldare i legami di collaborazione esistenti tra la Chiesa e l’Università italiana”, afferma Galantino auspicando da questo confronto progetti condivisi “che hanno come obiettivo unico il bene comune”. Nel sottolineare che la Chiesa è “consapevole della rilevanza che il mondo universitario ha nella formazione delle giovani generazioni e per lo sviluppo del Paese”, il segretario Cei sottolinea il ruolo della pastorale universitaria di “antidoto contro la spersonalizzazione dei processi formativi”.
Mons. Galantino: “laicità sana per una nuova alleanza anche con la società”
“Una nuova alleanza tra l’università, la Chiesa, e la società nel suo insieme”. Ad auspicarla è mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, intervenendo alla seconda e ultima giornata del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza” in corso a Roma. La Chiesa, premette il presule, “riconosce con rispetto la laicità del mondo universitario e ne auspica uno sviluppo positivo”. “Una laicità sana – aggiunge – consente una collaborazione schietta”, “una rete sinergica di contributi tesi alla crescita delle persone, in particolare dei giovani, e al bene comune del Paese” e “non ha paura di aprirsi agli orizzonti della fede e della spiritualità”. “Laicità non è né indifferenza né contrapposizione” e “l’Università ne è una testimonianza storica”. In essa “deve trovare spazio la ‘sinfonia delle differenze’ cara a don Tonino Bello”. Di qui la convinzione di Galantino che “anche nel particolare contesto della formazione terziaria, si possa studiare – e realizzare – una nuova ‘alleanza’ tra l’Università, la Chiesa e la società nel suo insieme”. Un dialogo che “deve crescere e strutturarsi, anche mediante espliciti accordi, collaborazioni specifiche e occasioni periodiche di incontro”. Per questo occorre “trovare insieme le forme più adatte di questo rapporto, a tutti i livelli: oltre a metterci in grado di rispondere meglio alla missione specifica di ciascuno, sarà il segno che vogliamo farci carico insieme di quel ‘diritto alla speranza’ di cui parla il Papa e che i giovani ci chiedono sia loro riconosciuto sia a parole sia con i fatti”.
Mons. Galantino: “uomini e donne di pensiero e azione per un umanesimo nuovo”
“Il primo terreno di incontro tra Chiesa e Università è quello della cultura”. Come ricorda Papa Francesco, “cultura – lo dice la parola – è ciò che coltiva, che fa crescere l’umano”. Così il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, nel suo intervento al Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza” che si chiude oggi a Roma. Ma è necessario che cultura e scienza siano “pienamente umane”, ossia “non patrimonio di élites privilegiate” ma “condivise nella società a vantaggio di tutti, senza escludere nessuno”. In questo ambito la Chiesa “si offre come partner di possibili collaborazioni”. Binomi come “cultura e vita, ateneo e società, formazione individuale e sfide sociali (come la crisi antropologica e socio-ambientale)” non possono “essere scissi e isolati, non possono continuare a camminare ognuno per conto proprio”, il monito di Galantino che si sofferma inoltre sul concetto di visione globale e interdisciplinarietà: “un passo avanti”, dice. Intelligenza e conoscenza, afferma, devono essere messe a servizio di “un mondo più giusto e fraterno”. Le parole del Papa a Bologna, chiosa, sono l’appello “a far sorgere uomini e donne di pensiero e di azione, ‘votati alla ricerca di umanesimo nuovo’”, come scriveva Paolo VI nella Populorum progressio. Un pensiero infine ai numerosi studenti presenti in sala. Insieme al Papa, afferma, “anch’io vi invito a non accontentarvi di piccoli sogni, ma a sognare in grande o, come amava dire Rosmini, a ‘pensare in grande’. Così cambieremo le nostre vite, l’Università e la stessa Chiesa. Anche nella Chiesa c’è gente che ha smesso di sognare e pensare che un mondo diverso è possibile, e cammina guardando indietro. Non ci mettiamo pure noi”, ammonisce il segretario Cei. E con riferimento al Sinodo di ottobre: “Non mancate, anche attraverso la pastorale universitaria, di far giungere il dono della vostra voce”.
De Toni (rettore Udine): “atenei siano cantieri di incontro e speranza per formare persone capaci di interagire con la società”
L’università di Udine come cantiere di incontro e di speranza. A delinearne il ritratto è Alberto De Toni, rettore dell’ateneo e segretario generale della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui). Intervenendo alla giornata conclusiva del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile, esordisce dicendo: “Bisogna sperare contro ogni speranza. Questo è un motto che io cito quando i ragazzi in difficoltà vanno accompagnati. L’educazione, come diceva Mandela, è lo strumento più potente per cambiare il mondo”. “Oggi – osserva – si iscrive all’università solo il 50% dei ragazzi usciti dalla scuola secondarie e il 30% lo perdiamo dopo il primo anno”. All’università, chiarisce, “si studia per aumentare la capacità critica, per imparare a imparare e infine per imparare una professione. Serve a formare persone capaci di interagire con la società e nella società”. Il 29 e 30 giugno 2017 l’ateneo udinese ha promosso il G7 University 2017 “Education for all”, sottotitolo “azioni per un futuro sostenibile”, dal quale è uscito un Manifesto in quattro punti. Oggi, il monito del rettore, “corriamo il rischio che gli atenei siano anonimi, siano non luoghi di mancanza di relazioni e di solitudine”. Dopo il suicidio di un ragazzo a pochi giorni dalla laurea – aveva fatto credere alla famiglia di avere sostenuto tutti gli esami ma in realtà non ne aveva dato neppure uno – De Toni ha voluto la creazione di un gruppo di studenti, un gruppo di auto-aiuto, gli Ansiosi-anonimi, dove condividere problemi e preoccupazioni. “Abbiamo una legge sulla privacy che impedisce di informare le famiglie – spiega il rettore – , ma se dopo sei mesi un ragazzo non fa esami gli altri ragazzi avvertono la famiglia”.
De Toni: “centralità relazioni docente-studente”. “Il punto vero è l’educazione”
“Siamo assolutamente convinti della centralità delle relazioni docente-studente”. Lo afferma Alberto De Toni, rettore dell’ateneo e segretario generale della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui). Intervenendo alla giornata conclusiva del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, De Toni sottolinea “la differenza tra istruzione ed educazione, che deriva da da e-ducere”, e sostiene che “il punto vero è l’educazione, non la conoscenza che si può apprendere anche dai libri. Oggi abbiamo molti professori ma pochi maestri”. Per il rettore “insegnamento e apprendimento sono in circolarità autorinforzante”. Nello specifico, l’università di Udine ha un sistema di valori dei quali fanno parte, fra gli altri, universalità e valore della conoscenza, apertura e pluralismo, libertà e responsabilità, trasparenza, merito, passione e dedizione. Inoltre, spiega il rettore, offre lauree “basic built to last”, ossia “lauree fatte per durare: poche ma buone, dobbiamo dare i fondamentali”. L’ateneo ha avviato il servizio Agiata-mente per prevenire il disagio (ritardi nel percorso scolastico, solitudine, abbandono) e promuovere il benessere degli studenti. Per questo, oltre agli “Ansiosi anonimi”, è attivo il monitoraggio delle carriere e sono stati costituiti i Laboratori Eureka per imparare il metodo di studio, la gestione dell’ansia, la meditazione, il problem solving e il public speaking. Tra le diverse attività, “Dialoghi”, incontri promossi in accordo con l’arcidiocesi per promuovere spazi di confronto tra sapere umanistico, scientifico e teologico, la scuola di politica ed etica sociale Spes, promossa dall’arcidiocesi alla quale l’ateneo offre il proprio apporto.
Chiesa e Università: allo studio un manifesto in 10 punti. Mons. Galantino: “andate avanti. Come Chiesa italiana ci siamo”
“Condividere di più, sistematizzare quanto già si sta facendo ed esportare le esperienze in atto”. Sono le indicazioni di mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a conclusione del Convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Rispetto alla proposta, lanciata dai promotori dell’incontro alla fine dei lavori, di un Manifesto “Chiesa e Università cantieri di speranza” (il titolo del convegno) che possa costituire un punto di partenza per gli altri atenei del Paese, Galantino ha detto: “Mi auguro che si possa andare avanti e vi assicuro che come Chiesa italiana ci siamo”. “Si tratta di individuare dieci punti sui quali far convergere e impegnare atenei e collegi universitari. Questo convegno ne sia il punto di partenza”, ha spiegato Alberto De Toni, rettore dell’Università di Udine, segretario generale della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) e relatore dello stesso convegno.
Diaco, “dai maestri al Maestro”. “Rendere gli atenei autentiche comunità, fare rete e favorire scambi tra diocesi, cappellanie, università”
Maestri, comunità, mezzi. In questo trinomio Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, sintetizza, a conclusione del convegno nazionale di pastorale universitaria “Chiesa e università, cantieri di speranza”, promosso a Roma dallo stesso Ufficio in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile, i “messaggi” emersi dall’incontro. “Papa Francesco ravvisa le origini dell’università in quei gruppi di studenti che cominciarono a radunarsi intorno ai maestri”, osserva richiamando il discorso del Santo Padre agli studenti e al mondo accademico di Bologna in occasione della visita pastorale dello scorso 1° ottobre, ma, avverte, “non si cresce senza pregare”. Di qui l’importanza del “radunarsi intorno al Maestro, che è l’essenziale della pastorale universitaria”. Essere maestri va però oltre il tutoraggio, le consulenze: “Come vogliamo essere veri maestri per i nostri ragazzi? Di che cosa ha bisogno un giovane che entra in università?”. “Di apprendere qualcosa che non si può apprendere dai libri di testo”, la risposta data ieri da uno dei relatori e rilanciata da Diaco. Dai gruppi di lavoro è emersa l’importanza di “creare nelle università comunità anche piccole ma vive, che contribuiscano a rendere la struttura universitaria un’autentica comunità di giovani e adulti, studenti e docenti, preti e laici”, prosegue. Ciò che conta è la relazione, ma “la prima comunità – avverte Diaco – dobbiamo costituirla tra di noi: cappellanie, collegi, associazioni, parrocchie”. Occorre infine “avere dei mezzi che aiutino a fare rete e favoriscano la conoscenza e lo scambio tra diocesi, cappellanie, comunità universitarie. Il convegno nazionale è uno di questi. Abbiano già a disposizione il sito nazionale la newsletter in cui cerchiamo di inserire le esperienze e le buone pratiche di cui siamo a conoscenza”. Il direttore dell’Ufficio Cei lancia la possibilità di un forum nazionale di studenti universitari: “Può essere un progetto che va pensato”, e di “accordi che aiutino la collaborazione tra atenei e pastorali universitarie”.
Giovanna Pasqualin Traversa
AgenSIR, 8-9 marzo 2018