“Oggi si ascoltano molte voci sulla scuola e tra di esse non mancano quelle che ne preannunciano addirittura la fine. Certo essa conosce concorrenti a dir poco agguerriti, primo fra tutti il mondo dei nuovi media, che ne indeboliscono considerevolmente l’immagine e l’efficacia. Ciononostante la scuola è ben lontana dall’aver esaurito la funzione sociale e culturale che la collettività le affida”. Inizia così l’intervento di mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università ai lavori del consiglio nazionale dell’associazione Disal, in corso a Matera dal 9 all’11 novembre 2017.
Le questioni in gioco sono numerose – ricorda Crociata – a partire dal rapporto costitutivo che lega la scuola alla società di cui è espressione. “La sua funzione, infatti – spiega il vescovo – dopo e accanto alla famiglia, è preparare dalle nuove generazioni i nuovi membri della collettività, in modo tale da abilitarli a raggiungere la capacità di contribuire a farla vivere e progredire. Ciò presuppone che la società, di cui la scuola è espressione e strumento educativo, abbia una sua coerenza e unità di fondo. Ora proprio questo aspetto è entrato in affanno, al punto da mettere in crisi tutto l’impianto scolastico”.
Non va sottaciuta, inoltre, la dimensione del pluralismo che investe la società contemporanea: “la fatica di trovare un terreno comune si riflette sulla scuola con effetti non certo promettenti”. La scuola delle competenze, delle conoscenze e delle abilità, poi, “finisce con l’essere vissuta sbrigativamente in chiave funzionalista. Non a caso prevale una cultura tecnocratica che coinvolge sempre più anche la scuola”. “Non c’è dubbio, allora – conclude monsignor Crociata – circa il bisogno di una nuova missione della scuola… Proprio essa e tutti coloro che in essa operano, come singoli o in associazione, dovrebbero riprendere quella riflessione sulla missione della scuola che appartiene a tutti. I docenti e i dirigenti credenti, poi, hanno la responsabilità per primi di disegnare quell’orizzonte di senso, di persona e di comunità, che in qualche modo si invera nel popolo dei credenti”.
In allegato il testo integrale dell'intervento di mons. Crociata.